Secondo la Cgia il calo è stato di 2,3 miliardi di euro. Il previsto aumento di luglio rischia di allargare il calo del gettito
Pesante calo del gettito Iva nel primo quadrimestre del 2012: rispetto all’analogo periodo del 2012, le entrate dal tributo sugli scambi è calato di 2,3 miliardi di euro, aprendo le porte all’ennesimo deficit nel bilancio dello Stato, già messo a dura prova dal calo generalizzato dell’andamento dell’economia nazionale.
Secondo la Cgia di Mestre, il rischio è che il “buco” dell’Iva si allarghi ancora di più se non sarà scongiurato l’aumento dal 21 al 22% previsto a partire dal 1 luglio prossimo: “è vero – dichiara Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia di Mestre – che questa caduta è da imputare soprattutto agli effetti della crisi e alla conseguente contrazione dei consumi interni che, ricordo, nel 2012 sono diminuiti del 4,3%, tuttavia se verrà ritoccata l’aliquota dal 21 al 22% la situazione è destinata a peggiorare”.
Secondo Bortolussi, “è necessario lasciare più soldi in tasca agli italiani: a tutti gli italiani, anche quelli che attualmente sono senza un lavoro. Grazie al blocco dell’aumento dell’Iva e all’esenzione dell’Imu sulla prima casa – almeno per quelli che hanno pagato l’anno scorso fino a 400 euro che corrispondono all’85% del totale dei contribuenti – li premieremmo quasi tutti”.
La Cgia sottolinea che tra le priorità di questo Governo deve esserci anche la riduzione del costo del lavoro, anche se ritiene che nell’immediato sia necessario intervenire da subito sull’Iva e sull’Imu e solo successivamente sul costo del lavoro.
“Se non verrà bloccato l’aumento dell’Iva previsto dal prossimo 1 luglio – conclude Bortolussi -assisteremo ad un ulteriore peggioramento della situazione, anche per le piccole imprese. La probabilissima caduta dei consumi interni colpirà soprattutto le piccole imprese commerciali ed artigianali che vivono quasi esclusivamente dei consumi delle famiglie. Visto che il 60% degli addetti del settore privato italiano lavora nelle aziende con meno di 20 e che il 58% dei nuovi posti di lavoro è creato dalle realtà con meno di 10 addetti, è molto probabile che ci ritroveremo con una disoccupazione che verso fine anno potrebbe superare abbondantemente il 13%”.