Gestori delle pompe carburanti: proclamata la serrata per il 6 febbraio

Convento: «ancora una volta beffati dal Governo per le mancate promesse. Ora è troppo». 

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Il Governo Conte si scontra contro i gestori delle pompe carburanti per la mancata attivazione del credito d’imposta concordato a parziale indennizzo del loro ruolo di esattori di tributi per conto dello Stato, cosa che causa molti problemi di gestione e oneri finanziari in cambio di margini di guadagno sempre più ridotti, ora ulteriormente erosi con l’entrata in vigore della fatturazione elettronica.

Una situazione che è andata oltre il livello di tolleranza, tanto che le categorie di settore hanno dichiarato 24 ore di serrata delle pompe carburanti per il prossimo 6 febbraio.

«Nel corso del 2018 le categorie dei gestori di carburanti, Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc/Anisa Confcommercio, erano giunti a definire all’interno della precedente finanziaria, un rimborso del 50% in termini di credito di imposta sul transato proveniente dai pagamenti con carte di credito – dice Fabio Convento, vicepresidente Confesercenti Veneto e vicepresidente nazionale Faib -. Un provvedimento motivato dal riconoscimento che la categoria era sottoposta ad un maggiore livello di commissioni bancarie collegate alle transazioni con carta di credito. In pratica si era trattato di un accordo unico, raggiunto dopo 15 anni di trattative, tenuto conto dei costi già ampiamente sostenuti e dei limitati ricavi».

Tutti contenti, se non fosse stato per il fatto che anche altri si sono affrettati a reclamare la propria fetta di guadagno. «A seguito di quel provvedimento – ricorda Convento – la monopolista Nexy, nel 2018, ha cominciato a raddoppiare il peso delle commissioni senza che né il ministero delle Finanze né l’Antitrust trovassero qualcosa da dire. E nonostante le ripetute segnalazioni delle categorie. La beffa è che oggi questo provvedimento (il rimborso), è stato cancellato senza darne motivazione, sotto forma di circolari ed emendamenti nascosti nel mucchio di quelli collegati alla conversione del decreto semplificazioni, mentre la categoria si trova, non solo nella situazione precedente al provvedimento ma con l’aggravio dell’aumento delle commissioni di Nexy ed oggi con i costi dell’introduzione della fatturazione elettronica che è vero, incidono su tutte le attività, ma in particolare su questa che ha calcolato di produrre circa 4/5.000 fatture all’anno».

Convento ribadisce che la categoria non vuole causare ritorsioni sui clienti, ma non si può sottacere che il Governo ha caricato unilateralmente sulle aziende maggiori oneri senza una preventiva contrattazione: «il costo della fattura non verrà fatto pagare al cliente finale, ma è certo che il lavoro di segreteria aumenterà facendo crescere ulteriormente i costi. Se pensiamo che già così su 1,5 euro del costo del litro della benzina, al gestore rimangono 3 centesimi lordi di cui 1 centesimo va in tassazione (ulteriore), 1 centesimo per le commissioni bancarie, e 1 centesimo rimane in tasca del gestore, ci chiediamo chi dovrebbe pagare questo ulteriore onere e come».

Davvero difficile dargli torto.

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