L’indice Ifo, che misura la fiducia delle imprese tedesche, è calato ad agosto a 94,3, da 95,7 di luglio con un calo che è peggiore di quanto previsto dagli analisti, che stimavano una diminuzione a 95,1. Il livello raggiunto ad agosto dall’indice Ifo tedesco è ai minimi da sette anni, dal novembre 2012.
Il dato di luglio è stato rivisto a 95,8 (da 95,7). In calo ad agosto anche il sottoindice che misura le aspettative per i prossimi mesi, che si attesta a 91,3 (da 92,1 di luglio), e quello che misura le condizioni attuali, a 97,3 (da 99,6). Entrambi i dati sono peggiori delle attese.
Tutti gli indici evidenziano come il sistema produttivo tedesco abbia la febbre, che rischia pure di crescere se andranno in porto le proposte di Trump di estendere i dazi anche alla produzione di auto europea, settore che è l’asse portante del sistema manifatturiero e delle esportazioni germaniche.
Una febbre che rischia di contagiare anche altri paesi, ad iniziare dall’Italia le cui imprese del Nord sono legate a doppio filo alla manifattura automobilistica tedesca, con le prima avvisaglie già arrivate con il calo degli ordinativi.
Se il sistema economico tedesco ha la febbre, quello italiano rischia una brutta polmonite, vista la sua intrinseca debolezza strutturale, compressa sia da un eccessivo peso fiscale, dalla scarsa patrimonializzazione e delle difficoltà croniche di accesso al credito a condizioni accettabili. Un contesto che necessiterebbe della presenza di un governo capace e attento all’economia nazionale che, già di suo, rischia una b, soprattutto se non si riuscirà a trovare i circa 30 miliardi di euro necessari per chiudere i buchi aperti nel bilancio dello Stato ed eliminare il già previsto aumento dell’Iva.
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