La fine del 2023 mostra segni di frenata per la congiuntura dei paesi europei, con la Germania ufficialmente in recessione e per l’Italia con il Pil in calo. La produzione industriale continua a mostrare una contrazione generalizzata a livello europeo, mentre in Italia – che si conferma addirittura più debole rispetto a quello dei principali partner europei – arrivano indicazioni di una situazione sfavorevole, ma con qualche lampo di ottimismo in più per il futuro. I
Per quanto riguarda l’inflazione, le cui attese per i prossimi mesi si sono nettamente ridotte tornando su livelli di poco superiori al target del 2%, la crisi dei trasporti globale potrebbe riavviarla. In Germania anche nell’ultimo trimestre del 2023 il Pil è sceso dello 0,3% rispetto ai tre mesi precedenti quando aveva ristagnato.
Le notizie peggiori giungono dalla produzione industriale europea, che secondo Eurostat, dopo il calo dello 0,7% registrato a ottobre, nell’Eurozona a novembre è diminuita dello 0,3% (-0,2% nell’Ue). Su base annua, rispetto al novembre 2022, il calo è stato del 6,8% nell’Eurozona e del 5,8% nell’Ue, con la maglia nera che va a paesi come Grecia (-4,1%), Slovacchia (-4%) e Belgio (-3,8%). L’Italia invece fa peggio della media, con un -1,5% mese su mese.
La misura di una situazione ancora critica si avverte d’altra parte proprio tra le imprese italiane, le cui valutazioni e attese sulla situazione economica generale del Paese e sulle proprie condizioni operative, secondo l’indagine di Bankitalia nel quarto trimestre, nei successivi tre mesi migliorano un po’, ma nel complesso restano comunque sfavorevoli.
Al lieve recupero dei giudizi hanno contribuito una moderata ripresa della domanda interna e condizioni per investire meno negative, assieme alla tenuta della spesa attesa per investimenti.
A giudizio delle aziende la domanda estera rimane invece debole: lo confermano anche i dati dell’Istat di novembre sulla bilancia commerciale che rilevano un calo dell’export pari al 2,4% su base mensile e del 4,4% in termini monetari e 6,4% in volume rispetto a un anno prima. La flessione delle esportazioni in novembre riguarda entrambe le aree, Ue (-2,0%) ed extra-Ue (-2,9%). Ma la situazione non va molto meglio per le importazioni che scendono nello stesso mese dello 0,6% su base congiunturale e dell’8,9% in valore e 0,2% in volume rispetto a novembre 2022.
Segnali più favorevoli nel mondo delle imprese arrivano invece per l’accesso al credito, percepito in miglioramento in tutti i settori. E anche dal fronte del lavoro le notizie sono più confortanti, con le aziende che nel primo trimestre 2024 prevedono un proseguimento dell’espansione dell’occupazione.
Le attese più favorevoli riguardano il settore delle costruzioni. Un quadro a tinte meno fosche sembra delinearsi anche per l’andamento dei prezzi. Le aspettative sull’inflazione al consumo tra le imprese italiane, infatti, si sono nettamente ridotte su tutti gli orizzonti, riportandosi sui livelli della seconda metà del 2021.
Quanto alla Germania in recessione, nel 2023 il Pil della Germania è risultato inferiore dello 0,3% rispetto all’anno precedente. «Nel 2023 lo sviluppo economico complessivo della Germania ha vacillato in un contesto che continua ad essere caratterizzato da molteplici crisi – ha dichiarato Ruth Brand dell’ufficio statistico tedesco di Berlino -. Nonostante il recente calo dei prezzi, questi sono rimasti alti in tutte le fasi del processo economico e hanno frenato la crescita economica. Anche le condizioni di finanziamento sfavorevoli dovute all’aumento dei tassi di interesse e alla debolezza della domanda interna ed estera hanno avuto il loro peso. Pertanto, l’economia tedesca non ha proseguito la sua ripresa dal forte crollo economico registrato nell’anno pandemico del 2020».
A rischio anche la performance per il 2024, complice anche il buco di bilancio tedesco da 60 miliardi scavato dalla decisione della Corte federale che ha dichiarato illegittime alcune pratiche di gestione fuori bilancio delle poste di spesa federale. La Germania entra nel nuovo anno in frenata visto che anche il quarto trimestre 2023 è sotto il segno negativo.
Le stime dei principali istituti e istituzioni in effetti confermano la fase di debolezza in corso: per il 2024 l’Istituto Ifo prevede un incremento del Pil dello 0,9%, la Bundesbank stima +0,4%; l’Ocse +0,6. Ma gli economisti vedono nero e temono due anni consecutivi di Germania in recessione o, nello scenario migliore, di stagnazione.
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