Il franchising è un modello di business destinato a crescere, nonostante le crisi economiche. È questa la frase che riassume la fotografia del comparto, scattata da Nomisma, società di consulenza strategica e aziendale, e contenuta nelRapporto Assofranchising Italia 2022 – Strutture, Tendenze e Scenari, presentato in occasione dell’evento riservato ai soci e partner di Assofranchising dal titolo “Capovolgimente”. Il Rapporto mappa l’evoluzione del franchising italiano e rappresenta lo stato dell’arte di questo mercato in costante evoluzione.
«I numeri del Rapporto AIF, curato da Nomisma, restituiscono un settore in salute e in crescita nonostante gli strascichi della pandemia. Il franchising rappresenta la giusta scelta per chi mostra di avere un forte desiderio di imprenditorialità, ma anche un luogo di confronto sicuro, dove poter fare squadra anche nelle congiunture più complesse – afferma Alberto Cogliati, segretario generale di Assofranchising -. Assofranchising, che orgogliosamente aderisce da quasi dieci anni a Confcommercio-Imprese per l’Italia, continuerà a difendere e promuovere gli interessi delle proprie reti associate. A tendere, abbiamo l’obiettivo di ampliare la già solida rete di partner, con altri maggiormente dedicati all’accesso al credito, non solo per i giovani franchisee, ma anche per i meno giovani, che attraverso l’autoimpiego, riscoprono una nuova opportunità lavorativa in questo mercato».
Franchising: una crescita a tutto tondo
Un aumento importante quello relativo al giro d’affari dei punti vendita in franchising. Il fatturato si attesta a 28.867 milioni di euro con una crescita, rispetto al 2020, del +6,7% che riflette quasi l’andamento del PIL italiano. Dopo la contrazione avvenuta nel 2020 a causa della pandemia (-103) tornano a crescere di 78 unità le insegne operative in Italia tra 2021 (955) e 2020 (877). Si tratta di una situazione positiva che trova riscontro anche nell’incremento dei punti vendita in franchisingin Italia che nel 2021 si attestano a 59.849 (+4,7% rispetto al 2020).
La ripresa del mercato, la riapertura di alcuni punti vendita chiusi nel 2020, l’incremento del clima di fiducia dei consumatori, unito alla voglia di cimentarsi in un’attività imprenditoriale, hanno determinato una crescita di quasi il 5% (+10.608 addetti) rispetto al 2020 degli occupati che complessivamente sono 238.194. La media di personale occupato nei diversi punti vendita rimane però stabile, attestandosi a 4 addetti, a dimostrazione delle forze di compensazione che agiscono nel settore. Se da un lato l’apertura di nuovi punti vendita ha portato una crescita di occupati del settore, dall’altro, realtà già attive hanno portato avanti un’ottimizzazione dell’organico nel punto vendita.
Tra i settori più performanti, e in crescita di due punti percentuali rispetto al 2020, vi è la grande distribuzione organizzata. Questo comparto incide per il 36% del fatturato complessivo del franchising con un giro d’affari che sfiora i 10.452 milioni di €, seguito dall’abbigliamento (7.348 milioni di euro) e dai servizi (3.944 milioni di euro). Positive anche le previsioni di fatturato per il 2022 dei punti vendita in franchising, per i quali Nomisma rileva una crescita media del +3,6%, trainata dai settori merceologici del beauty (crescita prevista +7,5%) e della casa (+7,3%).
Franchising: le caratteristiche della rete
In Italia le reti attive nel franchising sono 955. Il NordOvest si attesta al primo posto per numero di Franchisor (353), seguito dal NordEst (190), dal Centro (189), dal Sud e Isole (193) e dall’estero (30). Nella “top 3” dei settori più rappresentati c’è quello dei servizi (259 reti), seguito da abbigliamento (191) e ristorazione (160).
I punti vendita in franchising nel 2021 sono 59.849, con un primato della Lombardia (9.781 pari al 16% del totale), seguita dal Lazio (6.562 pari all’11% del totale) e dalla Sicilia (5.325 pari al 9% del totale). Il settore merceologico più rappresentato è quello dei servizi (16.082 punti vendita), seguito dall’abbigliamento (15.090 punti vendita) e dalla GDO (7.976 punti vendita).
L’identikit del franchisee
Nel 2021, i franchisee continuano ad essere in maggioranza figure maschili, ma la quota, rispetto all’anno precedente, diminuisce di 5 punti percentuali (57% vs 62%). La percentuale di presenza femminile si attesta al 43%, dato in aumento risetto al 2020 e al 2019. Si tratta di una quota molto superiore rispetto al dato nazionale delle attività produttive a conduzione femminile, pari al 22%. Un dato che testimonia come la formula dell’imprenditorialità in affiliazione risulti particolarmente attrattiva per le donne che scelgono l’autoimpiego. I settori dove le donne superano gli uomini sono abbigliamento e beauty (59% vs 41%) e casa (55% vs 45%). Si tratta di una quota che aumenterà nei prossimi 3 anni, per il 60% degli intervistati. Considerando la fascia d’età, i franchisee sono profili che, nella maggior parte dei casi, appartengono al range compreso tra i 36 e i 45 anni (59% tra gli uomini e 61% tra le donne). Quasi assente il profilo dei giovanissimi di età tra i 18 e i 24 anni (uomini 2% donne 3%). Tra le competenze più richieste viene data principalmente importanza alle soft skills nella gestione delle relazioni interpersonali (prioritarie per il 35% degli intervistati), alle competenze di sales management (23%) e all’esperienza pregressa nello stesso settore (17%).
Innovazione tecnologica
Il Rapporto AIF, curato da Nomisma, ha esplorato l’utilizzo della tecnologia all’interno del franchising. Se prima del 2020 il 52% degli intervistati aveva già attivo un proprio e-commerce, con la pandemia altre realtà hanno deciso di utilizzarlo come ulteriore canale di vendita. Il 13% degli intervistati, infatti, lo ha attivato proprio tra il 2020 e il 2021. Una scelta premiata dai consumatori, visto che la quota del fatturato e-commerce sul fatturato totale del brand è cresciuta dal 6,6% del 2020 al 7,5% del 2021. Rispetto al 2020, per il 67% degli intervistati, il fatturato derivante dal canale e-commerce è stato in crescita nel 2021.
Favorire un approccio omnicanale tra negozio fisico e online non è sempre un obiettivo semplice. Tra le criticità riscontrate vi sono, in primis, prodotti che difficilmente si prestano alla vendita online, la paura che la vendita online vanifichi il servizio di consulenza – punto di forza del retail fisico- e il rischio di cannibalizzazione delle vendite con i franchisee. Tutto questo non scoraggia gli operatori del settore nel continuare a puntare sull’innovazione tecnologica: complessivamente l’83% degli intervistati investirà in digital technology nel prossimo triennio, il 60% (risposta multipla) per supportare la rete affiliata.
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