Fitch conferma per il rating italiano: dopo Standard & Poors anche Fitch ha ribadito il suo giudizio lasciandolo invariato a BBB con “outlook” stabile. L’economia italiana è sufficientemente ampia e diversificata, ma il debito italiano resta alto, la politica di bilancio mostra segnali di allentamento dopo la pandemia e i rendimenti sono cresciuti.
A giudizio degli analisti di Fitch, «il governo Meloni sta dimostrando una tenuta migliore dei precedenti, ma anche in questo caso non manca qualche ombra: l’esecutivo deve infatti affrontare una notevole pressione politica per mantenere gli impegni elettorali» e questo pesa sulle prospettive di un maggiore consolidamento, «come evidenziato dalle misure di riforma delle pensioni respinte dalla coalizione».
Con la manovra alla prova del Parlamento, l’Italia incassa comunque una conferma, salutata con soddisfazionedalla maggioranza di centro destra, in attesa dell’ultimo, fondamentale, giudizio che arriverà tra sette giorni da parte di Moody’s, il cui parere ha un peso notevole sull’orientamento degli investimenti dei fondi nel debito pubblico italiano.
Un certo grado di incertezza dunque ancora resta anche perché sul piano macroeconomico il quadro non appare roseo, sia a livello nazionale che europeo: la produzione dell’industria arretra a livello europeo, i tassisui prestiti e sui mutui restano alti e il debito pubblico rimane per l’Italia un fardello che continua a crescere, parallelamente alla spesa per gli interessi scoppiata grazie all’azione della Banca centrale europea.
L’Istat parla di «prospettive incerte». L’erogazione di mutui e prestiti continua a calare per le famiglie (-0,9%) e le imprese (-6,7%). E gli artigiani della Cna così come gli imprenditori di Unimpresa si dicono preoccupatissimiper la stretta sul credito. Famiglie e imprese che faticano anche solo ad avere un mutuo o un prestito: a settembre i prestiti al settore privato – dice Bankitalia – sono diminuiti del 3,6% sui dodici mesi (-3,4 precedente). I prestiti alle famiglie sono calati dello 0,9% sui dodici mesi (-0,6% nel mese precedente), mentre quelli alle società non finanziarie si sono ridotti del 6,7% (-6,2 nel mese precedente). Unica, magrissima, consolazione la micro-limatura dei tassi di interesse sui mutui alle famiglie che, comprensivi delle spese accessorie (Taeg), si sono collocati al 4,65% (4,67 in agosto).
Ma a pesare sui bilanci delle famiglie c’è l’aumentodi oltre il 60% delle rate del mutuo a tasso variabile cresciuto nel giro di un solo anno, che sta facendo ballarela sostenibilità economica del prestito, tanto che sono in deciso aumento le vendite all’asta delle case dei mutuatari che non riescono ad onorare i loro impegni, con circa 400.000 abitazioni già finite all’asta, con il rischio che l’eccesso di offerta in un mercato immobiliare calante possa vedere forti svalutazioni del bene, tanto che il ricavato non sia nemmeno sufficiente ad estinguere il debito bancario.
Intanto, la Banca centrale europea ha accettato Scope Ratings come nuova istituzione esterna di valutazione del credito, rendendo i rating di Scope ammissibili nell’ambito dell’Eurosystem Credit Assessment Framework (Ecaf).
Finora le agenzie accettate dalla Bce per la valutazione del credito (Ecai) erano la canadese DBRS e le americane Morningstar, Fitch Ratings, Moody’s e S&P. Ora arriva la prima agenzia europea. L’ECAF è un quadro di riferimento che assicura la qualità delle garanzie utilizzate nelle operazioni di credito dell’Eurosistema. L’obiettivo principale è quello di assicurare il merito di credito delle controparti e delle garanzie utilizzate nelle operazioni di credito dell’Eurosistema. L’ECAF mira ad armonizzare gli standard di valutazione del credito in tutta l’area dell’euro, garantendo coerenza ed equità nelle modalità di valutazione delle garanzie. Con l’accreditamento dell’ECAF, i rating di Scope possono essere utilizzati per soddisfare i requisiti di qualità creditizia delle attività negoziabili idonee come garanzia nelle operazioni di politica monetaria dell’Eurosistema, riducendo un pochino anche l’eccessiva presenza americana nel settore.
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