Firma elettronica rilasciata dalle Cciaa: un caso di obsolescenza programmata a danno degli utenti?

L’associazione di consumatori Robin denuncia il caso alle autorità di garanzia del mercato e della digitalizzazione.

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La digitalizzazione della pubblica amministrazione è un fattore positivo per cittadini, liberi professionisti ed imprese perché va a semplificare rapporti solitamente difficili. Peccato solo che la complicazione sia sempre in agguato e questa volta colpisca gli utenti della firma elettronica con il sistema rilasciato dalla rete delle Camere di commercio italiane (Unioncamere).

Il caso è stato segnalato da un libero professionista che, dopo avere avuto la nuova card di firma elettronica in sostituzione di quella vecchia giunta a scadenza dopo il rinnovo triennale (le firme elettroniche rilasciate dal sistema delle Cciaa valgono 3+3 anni), una volta inserita la nuova card nel lettore, il sistema di firma elettronica non funzionava più, a differenza di quella vecchia ancora valida per una manciata di giorni.

Dopo ripetuti e inutili tentativi di venire a capo del problema, l’utente si è rivolto allo sportello della Cciaa che gli ha venduto la nuova card, ottenendo il riferimento del centro di assistenza, dal quale ha avuto la comunicazione che la nuova card per funzionare necessitava di un sistema operativo del computer più recente rispetto a quello posseduto dall’utente.

Di fatto, l’utente del sistema della firma elettronica rilasciato dalle Cciaa si è trovato dinnanzi ad un caso di obsolescenza programmata messa in campo da una branca della galassia della pubblica amministrazione, visto che per fare funzionare il nuovo servizio l’utente dovrebbe non solo aggiornare il sistema operativo del proprio computer, ma addirittura cambiarlo perché molte aziende produttrici di computer applicano anch’esse odiosi e ormai ingiustificate procedure di obsolescenza programmata delle loro macchine, per cui dopo 5-6 anni queste non sono più aggiornabili nel sistema operativo e dovrebbero essere sostituite. Salvo che molte macchine professionali continuano a svolgere efficacemente il loro compito anche se con qualche limitazione che, come nel caso in questione, diventa decisamente fastidioso e forse anche lesivo dei diritti dell’utenza a fruire di un servizio pubblico.

Infatti, cosa costerebbe al sistema delle Cciaa cambiare le proprie procedure operative, consentendo il rinnovo triennale della firma digitale già rilasciate mediante un aggiornamento dei loro codici di sicurezza senza dovere costringere l’utenza ad averne una nuova ogni sei anni? In questo modo si eviterebbero anche odiosi e penalizzanti disparità di trattamento tra gli utenti, specie quelli che per ragioni economiche non possono permettersi di cambiare con la frequenza voluta dai produttorie ora anche da parte degli enti pubblici – le loro apparecchiature informatiche (che nel caso di quelle professionali sono anche parecchio costose), nonostante siano ancora pienamente efficienti ed efficaci per il lavoro chiamate a svolgere, fatta eccezione per casi come quello della firma elettronica.

«Credo che casi come questo che ci ha segnalato un professionista sia un esempio eclatante di come non si concepisca un servizio fondamentale per la partecipazione a gare pubbliche come la firma elettronica che dovrebbe essere un servizio universale accessibile a tutti e senza requisiti tecnici minimi di sistema operativo – afferma il direttore dell’Associazione di consumatori Robin, Walther Andreaus -. Tocca al sistema pubblico adeguare le proprie operatività all’utenza, non viceversa, tanto più che l’utenza non è minimamente informata in anticipo della necessità di possedere strumenti informatici aggiornati per poterne fruire. L’Associazione di consumatori Robin ha segnalato il caso ad Unioncamere, all’Agcm, all’Agid e al ministro delle Imprese e del “Made in Italy” perché risolva al più presto il disservizio e consenta a tutti di potere utilizzare la firma elettronica rilasciata dalle Cciaa senza alcun vincolo di requisiti minimi di sistema».

In allegato la copia della segnalazione inviata agli organismi di controllo della concorrenza di mercato e della digitalizzazione.

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