Fine novembre con le tasse, due giorni da “incubo” per gli imprenditori italiani che saranno chiamati a onorare la scadenza fiscale più onerosa dell’anno. Tra il pagamento degli acconti Ires, Irap, Irpef e dell’imposta sostitutiva in capo alle attività in regime forfettario, l’Ufficio studi della Cgia stima che le imprese saranno chiamate a versare all’Erario 27 miliardi di euro. Entro martedì, in buona sostanza, lo Stato incasserà in tasse un importo che sfiora la dimensione economica che caratterizzerà la prossima manovra di bilancio che ammonta a circa 30 miliardi.
Artigiani, commercianti e lavoratori autonomi, inoltre, dovranno pagare i propri contribuiti previdenziali all’Inps. A fronte di questa situazione non mancheranno casi in cui sarà difficile onorare questa scadenza; purtroppo, la mancanza di liquidità sta tornando ad essere un problema assillante, soprattutto per tantissime piccole e micro imprese.
L’accordo politico raggiunto nei giorni scorsi sul taglio delle imposte, così come previsto dalla prossima legge di Bilancio, è stato salutato positivamente dalla Cgia. Con 7 miliardi di Irpef in meno e la riduzione di un miliardo di Irap, gli artigiani mestrini ricevono una risposta in linea con la posizione assunta in questi mesi: gli 8 miliardi di riduzione messi in manovra dal Governo dovevano interessare quasi esclusivamente l’Irpef. E così è stato. Tutto questo non è ancora sufficiente e la Cgia confida nella legge delega affinché l’esecutivo riduca ulteriormente le imposte, contribuendo a portare la pressione fiscale italiana in linea con la media europea. Da tempo immemorabile, gli imprenditori italiani chiedono un fisco meno invasivo che gli permetta di misurarsi ad armi pari con i propri concorrenti stranieri.
Rispetto al 2020, nel 2021 lo Stato incasserà 47 miliardi in più. Un maggiore gettito dovuto alla ripresa economicain atto. Infatti, nonostante l’incremento delle entrate totali, la pressione fiscale è destinata a scendere. Se nel 2020 con una caduta del Pil di quasi il 9% era salita al 42,8% (al lordo della misura 100 euro), quest’anno si abbassa di quasi un punto attestandosi, nonostante il significativo aumento del gettito in termini assoluti, al 41,9%.
Analizzando gli importi che l’erario incasserà entro martedì 30 novembre, la scadenza economicamente più importante sarà quella riconducibile al pagamento dell’acconto Ires che, secondo le stime dell’Ufficio studi della Cgia, costerà alle imprese 12,2 miliardi di euro. L’acconto Irap, invece, preleverà dalle casse delle aziende 6,8 miliardi, mentre l’acconto Irpef sarà poco meno di 6,7 miliardi di euro. Per quest’ultima voce va segnalato che una parte del versamento sarà in capo ai soggetti Irpef non titolari di partita Iva (ovvero lavoratori dipendenti o pensionati) che hanno altre forme di reddito (affitti, redditi diversi etc.). Infine, dall’imposta sostitutiva in capo ai lavoratori autonomi in regime forfettario il fisco riceverà 1,2 miliardi di euro circa.
Anche dicembre sarà un mese particolarmente impegnativo sul fronte tasse per tanti imprenditori. Entro il 16 dicembre, le aziende dovranno versare i contributi previdenziali e assistenziali e le ritenute Irpef dei propri dipendenti e collaboratori. Dovranno, inoltre, pagare l’acconto dell’imposta sostitutiva sui redditi da rivalutazionedel Tfr, il saldo dell’Imu su capannoni, uffici, negozi e l’Iva del mese di novembre, sempreché si tratti di contribuenti mensili. Infine, entro Natale dovranno liquidare anche le tredicesime ai propri dipendenti. Insomma, non è da escludere che molti piccoli imprenditori a corto di denaro si troveranno in seria difficoltà a rispettare tutte queste scadenze così ravvicinate.
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