Fiducia in calo tra consumatori ed imprese

Ripresa economica italiana ed europea a rischio. Calo anche in Francia per la prima volta dopo 6 mesi. Preoccupazione dalla Bce, che paga la sua incapacità decisionale.

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I dati sulla fiducia diffusi dall’Istat sono peggiorati sia sul fronte delle imprese che su quello dei consumatori, suggerendo che una decelerazione dell’economia nell’ultimo trimestre 2024 rimane un’ipotesi molto ragionevole, con ciò sballando le previsioni economiche per il 2024 e il 2025 del governo Meloni.

Comunque, anche se in calo ad ottobre, la fiducia dei consumatori rimane su livelli elevati rispetto alla media di lungo periodo. I consumatori segnalano un deterioramento delle condizioni economiche e mostrano preoccupazione per gli sviluppi economici futuri. Ciò si riflette in un forte aumento delle aspettative sulla disoccupazione futura, che raggiungono il livello più alto dal febbraio 2023.

I consumatori sono meno preoccupati per la loro posizione di bilancio, ma si dimostrano prudenti, mostrando una minore disponibilità ad acquistare beni durevoli. Nel breve periodo, i consumatori delle fasce di reddito più basse potrebbero essere più sensibili agli alti livelli dei prezzi dei beni di consumo più frequenti (energia e cibo) che al calo dell’inflazione complessiva.

Sul fronte delle imprese, il quadro è misto. La fiducia diminuisce nel settore manifatturiero e dei servizi, mentre migliora nelle costruzioni e nel commercio al dettaglio. Il calo della fiducia nel settore manifatturiero, il quarto consecutivo, conferma che la fase di debolezza è tutt’altro che finita. Scorrendo le componenti, si nota un netto peggioramento degli ordini (sia interni che esteri) e piccoli cali nella componente della produzione corrente e delle scorte, scenario che costituisce un mix non ideale per un rimbalzo della produzione manifatturiera.

L’indagine Istat segnala anche che nel terzo trimestre l’utilizzo della capacità produttiva nel settore manifatturiero è sceso ulteriormente al 75,1%, il livello più basso dal secondo trimestre del 2020, in piena epoca pandemica. Il principale ostacolo alla produzione è di gran lunga la mancanza di domanda, con il ruolo della disponibilità di manodopera che si sta gradualmente ritirando. Ciò limita le possibilità di un’imminente accelerazione degli investimenti in macchinari, altrimenti stimolati dagli incentivi di Industria 5.0, che però sono al momento problematici da accedere causa la solita burocrazia ostica del Belpaese.

Il settore delle costruzioni costituisce l’elemento più positivo fra i dati diffusi dall’Istat che registra una fiducia migliorata in tutto il settore, compreso quello degli edifici. Il freno agli investimenti nell’edilizia dopo la fine del Superbonus 110% potrebbe essere ritardato.

Il settore dei servizi, invece, si rivela particolarmente deludente. Qui la fiducia diminuisce di ben cinque punti sul mese, raggiungendo 95,3, il livello più basso da novembre 2023. La contrazione interessa in modo più marcato i settori dei trasporti e dell’informazione, ma anche i servizi alle imprese e il turismo.

Nel complesso, il dato sulla fiducia rappresenta un’apertura negativa per il quarto trimestre. La spinta del settore dei servizi, che finora ha più che compensato la debolezza del settore manifatturiero, sembra meno scontata nel quarto trimestre. Ciò rende il rallentamento già previsto per il quarto trimestre più soggetto a rischi di ribasso, con una crescita media del PIL dello 0,7% nel 2024.

Per l’Ufficio studi di Confcommercio, i segnali della fragilità congiunturale dell’economia italiana emergono anche dai climi di fiducia rilevati per il mese di ottobre e l’incertezza generalizzata implica anche evidenze empiriche contraddittorie: sul versante delle famiglie, infatti, aumentano i timori di un deterioramento a breve delle prospettive, sebbene le condizioni effettivamente sperimentate non destino particolari preoccupazioni. Di fatto, oggi, sembra che le famiglie non si comportino seguendo le indicazioni che provengono dall’economia reale – aumento dei redditi grazie a maggiore occupazione, rinnovi contrattuali e bassissima inflazione – ma siano ancora segnate dagli shock del recente passato.

Per Confcommercio complessa è anche la situazione sul versante delle imprese. L’industria conferma il permanere di gravi criticità, con un grado di utilizzo degli impianti declinante in modo persistente e una diffusa percezione di ordini interni ed esteri in peggioramento. Ancora più preoccupante è il deterioramento generale del sentiment del terziario di mercato, con veri e propri crolli tra le imprese del trasporto e del magazzinaggio. Moderati indizi di miglioramento – conclude l’Ufficio Studi – sembrano provenire, invece, dalle imprese del commercio. Sarebbe imprudente, tuttavia, farvi troppo affidamento stante l’inceppamento del circuito redditi-fiducia-consumi.

La fiducia cala per la prima volta dopo sei mesi anche in Francia, che si sta avvicinando ad una stagnazione se non ad una recessione, come in Germania. Situazione che porta la Bce a lanciare un allarme per la crescita economica europea, secondo cui «il calo della fiducia potrebbe impedire una ripresa dei consumi e degli investimenti così rapida come previsto» ha detto la presidente della Bce, Christine Lagarde, parlando al meeting annuale del Fmi a Washington, sorvolando sul fatto che la situazione odierna è anche figlia legittima della sua incapacità di agire rapidamente con il taglio dei tassi che hanno contribuito a soffocare l’economia europea.

 

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