Evasione fiscale, il conflitto d’interessi non funziona

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gdf guardia di finanza scritta auto 1Bortolussi: “il caso delle ristrutturazioni edilizie è lampante. Piuttosto, si sanzioni adeguatamente il cliente che non chiede lo scontrino o la fattura”

Nell’ambito della manovra di finanza dello Stato, per cercare di scoraggiare l’enorme evasione fiscale è stata introdotta la norma del conflitto d’interessi tra cliente e fornitore: a fronte del rilascio della fattura o dello scontrino, il consumatore potrà (sempre che la norma venga definitivamente approvata dal Parlamento) detrarre dalla propria dichiarazione dei redditi parte delle somme corrisposte.

I dubbi sulla validità di una simile norma sono parecchi.

Cgia mestre giuseppe bortolussi 1“Il contrasto di interessi come strumento per debellare l’evasione fiscale non funziona” dichiara senza giri di parole Giuseppe Bortolussi, segretario degli artigiani di Mestre, che ha appena terminato di scrivere il libro “Evasori d’Italia” dove ha trattato proprio questo tema. “Se guardiamo al nostro Paese – dice Bortolussi – e consideriamo i casi legati alle ristrutturazioni edilizie, dove il contribuente può detrarre dall’Irpef il 36% delle spese sostenute e addirittura il 55% di quelle per i risparmi energetici, possiamo stimare – sulla base dei dati contenuti nella Relazione Tecnica al DL 201/2011 – un costo per l’Erario di 2,4 miliardi di euro all’anno”. In buona sostanza – si sottolinea dalla Cgia di Mestre – il conto presentato nella Relazione tecnica dice che l’introduzione delle detrazioni Irpef, ovvero di un meccanismo che a tutti gli effetti rientra nel cosiddetto contrasto di interessi, riguarda circa 8,4 miliardi di spese annue. Grazie allo sconto fiscale introdotto dal legislatore, i risparmi per i cittadini sono di circa 3 miliardi di euro all’anno. Nel contempo, facendo emergere una gran parte del nero che si annida nell’edilizia, questi 3 miliardi di sconto dovrebbero essere recuperati grazie al gettito sulle transazioni emerse. In realtà, si stima un recupero di soli 627,3 milioni di euro. Di conseguenza la misura costa alle casse dello Stato ben 2,4 miliardi di euro.

Perché ciò è possibile? “Semplice – prosegue Bortolussi – per chi opera completamente in nero, anche con l’introduzione di qualche vantaggio fiscale è sempre conveniente continuare a non pagare nulla, piuttosto che pagare qualcosa”. Il contrasto di interessi è stato un fallimento anche nei Paesi dove questo strumento è stato introdotto: “Bolivia, Cipro Nord, Turchia e Grecia – dice Bortolussi – lo hanno attuato senza aver offerto nessun vantaggio per i contribuenti. Anzi, i costi per gli adempimenti fiscali e la burocrazia in capo ai contribuenti sono stati superiori ai vantaggi fiscali ottenuti. Inoltre, sono aumentate le truffe ai danni dell’Erario, visto che c’è stata una esplosione di fatture e ricevute relative ad acquisti effettuati da altre persone, o peggio completamente false”.

Come affrontare con successo questa situazione? “Per combattere l’evasione – commenta Bortolussi – sarebbe meglio che anche i parlamentari non rincorressero soluzioni miracolistiche, ma andassero a leggere le dichiarazioni fatte nel febbraio scorso dall’ex Comandante della Guardia di Finanza, Nino Di Paolo. Forse qualche soluzione più incisiva la troverebbero subito. In quella occasione, l’ex Generale sottolineò che con una sola operazione di intelligence gli uomini delle Fiamme gialle sequestrarono una fattura falsa che ammontava a circa un miliardo e 200 milioni di imponibile e oltre 230 milioni di Iva. Riferendosi solo all’Iva evasa, è come se per 2 mesi nessun bar avesse rilasciato lo scontrino fiscale per tutti i 70 milioni di cappuccini o espressi consumati quotidianamente dagli italiani. Ora, va bene tutto, ma con i risultati del 117, il redditometro, l’abolizione del segreto bancario, Serpico, eccetera, serve ancora rincorrere scontrini e ricevute o sarebbe meglio concentrarsi sulla grande evasione/elusione fiscale praticata dalle grandi aziende?”

Di più: “si vuole incentivare l’emissione degli scontrini e delle ricevute fiscali? Allora, – chiosa il segretario della Cgia – attraverso i blitz, si ritornino a sanzionare anche i cittadini che non li richiedono.” Una proposta molto provocatoria quella di Bortolussi: “perché mai dovremmo agevolare il cliente finale per far emergere base imponibile facendo perdere allo Stato il mancato gettito sottratto attraverso l’applicazione delle detrazioni? E poi, siamo sicuri che nel lungo periodo l’imponibile emerso supererebbe il mancato gettito? Inoltre, va sfatata anche la tesi di coloro che sostengono che negli Usa, ad esempio, è possibile ‘scaricarsi’ tutto. Non è così. I contribuenti americani possono scegliere se dedursi alcune spese in maniera analitica o forfetaria. In generale le seconde sono più convenienti delle prime”.

Che alternative percorrere per combattere l’evasione: per Bortolussi “l’unica via percorribile è tornare a multare, come succedeva fino a qualche anno fa, il cliente finale sprovvisto di scontrino o di ricevuta e coloro che non li emettono. Questo è il vero contrasto d’interessi da applicare perché si rimetterebbe sullo stesso piano artigiani, commercianti, liberi professionisti e i clienti finali che, non dimentichiamolo, sono quelli che devono pagare l’Iva”.