Economia italiana verso la recessione in carenza di azioni espansive

Serve una profonda rivisitazione della legge di bilancio 2019, spostando risorse dall’assistenzialismo agli investimenti per il rilancio dell’economia e creazione di posti di lavoro. 

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economia in stagnazione

Secondo la nota mensile dell’Istat, la dinamica dell’economia internazionale continua a essere caratterizzata da un’elevata eterogeneità tra i paesi e dalla presenza di rischi al ribasso derivanti dall’incertezza sulle politiche commerciali e sull’andamento dei mercati finanziari con l’economia italiana verso la recessione.

Nel terzo trimestre, l’economia dell’area euro ha mostrato un deciso rallentamento dovuto in parte alla contrazione del Pil della Germania. L’Economic Sentiment Indicator (ESI) ha mostrato una lieve flessione, confermando la tendenza dei mesi precedenti.

L’economia italiana, dopo una fase di progressiva decelerazione, nel terzo trimestre ha registrato un arretramento dei livelli di attività, determinato dalla marcata contrazione degli investimenti e da una lieve flessione dei consumi. La domanda estera netta ha invece fornito un contributo positivo alla crescita del Pil. I margini di profitto delle imprese manifatturiere mostrano una flessione, dopo la stabilità rilevata nella prima metà dell’anno.

L’occupazione si è mantenuta sui livelli dei mesi precedenti in presenza di una ricomposizione a favore dei dipendenti permanenti. L’aumento del tasso di disoccupazione è stato accompagnato da una riduzione degli inattivi.

L’inflazione al consumo si è confermata inferiore a quella della media dell’area euro ma il vantaggio relativo si è ridotto. A novembre, l’indice del clima di fiducia dei consumatori e l’indice composito del clima di fiducia delle imprese hanno entrambi segnato un peggioramento. L’indicatore anticipatore si è mantenuto su livelli contenuti, mostrando una stabilizzazione dopo le flessioni dei mesi precedenti.

Imprese

Nel terzo trimestre, il Pil corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato ha mostrato una flessione congiunturale (-0,1%), interrompendo il ciclo di crescita avviatosi nel 2015. Al calo ha contribuito negativamente la domanda nazionale al netto delle scorte (-0,3 punti percentuali) e in particolare gli investimenti fissi (-0,2 punti percentuali); le scorte e gli oggetti di valore hanno fornito un contribuito nullo. La domanda estera netta, invece, ha apportato un lieve contributo positivo (0,1 punti percentuali).

La variazione congiunturale negativa degli investimenti (-1,1%), che segue la crescita registrata nel trimestre precedente (+2,8%), è stata determinata dalla robusta contrazione della spesa per impianti, macchinari e armamenti (-2,8% dopo il +6,9% del trimestre precedente). La diminuzione degli investimenti in proprietà intellettuale è stata meno accentuata (-0,8%). Gli investimenti in abitazioni e in fabbricati residenziali sono aumentati (rispettivamente +0,6% e +0,3%). L’apporto positivo della domanda estera netta è stato determinato da un aumento delle esportazioni di beni e servizi (+1,1%) superiore a quello delle importazioni (+0,8%).

La ripresa delle esportazioni italiane sembra proseguire anche a ottobre quando il commercio italiano verso i paesi extra-Ue ha mostrato un deciso aumento congiunturale (+5,3% dal -2,8% di settembre) e un calo marginale dell’import (-0,1%). L’incremento delle esportazioni è stato esteso a tutti i settori industriali, con l’eccezione dei beni di consumo durevoli (-1,4%).

Dal lato dell’offerta, la flessione del valore aggiunto rispetto al trimestre precedente (-0,1%) in T3 ha coinvolto l’industria in senso stretto (-0,3%) e, con un’intensità leggermente minore, i servizi (-0,2%) che hanno segnato la prima variazione negativa dal primo trimestre del 2013. In particolare, per il settore dei servizi la diminuzione più accentuata è stata registrata nelle attività finanziarie e assicurative (-1,5%) mentre il valore aggiunto è cresciuto dello 0,4% nelle attività immobiliari. Il valore aggiunto nelle costruzioni ha registrato un aumento (0,6%).

Tra luglio e settembre, l’indice di diffusione delle espansioni, che misura la percentuale di settori in crescita rispetto al totale dei settori, ha confermato livelli al di sotto del 50% sia per il settore della manifattura.

Famiglie e mercato del lavoro

Nel terzo trimestre, si è accentuata la fase di debolezza dei consumi finali nazionali che hanno registrato una diminuzione (-0,1%) a sintesi di un calo della spesa delle famiglie residenti (-0,1%) e di una stazionarietà per quella delle amministrazioni pubbliche. La flessione della spesa ha riguardato sia i beni non durevoli (-0,5%) sia quelli durevoli (-0,1% dopo il +0,9% del trimestre precedente); la spesa per servizi ha registrato, invece, un lieve aumento (0,2%). Tuttavia, a ottobre 2018 le vendite al dettaglio, misurate in volume, hanno mostrato un miglioramento congiunturale (+0,2%) influenzate dalla crescita sostenuta del commercio elettronico.

A ottobre, il livello di occupazione è risultato sostanzialmente stabile rispetto al mese precedente a sintesi dell’aumento dei dipendenti permanenti (+0,3%, pari a 37.000 unità) e del calo sia di quelli a termine (-0,4%, -13.000), che registrano il primo segnale negativo dopo sette mesi consecutivi di crescita, sia degli indipendenti (-0,3%, -16.000). Questi andamenti si legano con i segnali provenienti dai dati amministrativi dell’Inps sulle assunzioni e cessazioni dei rapporti di lavoro che evidenziano un significativo livello delle trasformazioni da tempo determinato a tempo indeterminato.

In presenza di un calo degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-0,6%, pari a -77.000 unità) è aumentato il numero di persone in cerca di occupazione: il tasso di disoccupazione è salito al 10,6% (+0,2 punti percentuali rispetto al mese precedente).

Prezzi

In novembre l’inflazione ha mostrato una contenuta risalita. L’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività ha registrato una crescita tendenziale del 1,7%, un livello significativamente più elevato rispetto al minimo dell’anno (0,5% in febbraio e aprile). Le voci più volatili hanno mostrato dinamiche divergenti, con un moderato recupero degli alimentari non trasformati e un rallentamento per i beni energetici. Nel quadro di una ripresa dell’inflazione di fondo (+0,9%, il tasso più alto da agosto 2017), si confermano i profili recenti per le principali componenti, in risalita per i servizi e ancora in deflazione per i beni energetici non alimentari.

Nel confronto con l’area dell’euro, il vantaggio del nostro Paese in termini di inflazione si va erodendo: in novembre, per il secondo mese consecutivo, il differenziale negativo si è ridotto (-0,3 punti percentuali; -0,6 in settembre). Con l’eccezione dei beni industriali non energetici, il riavvicinamento tra le dinamiche ha interessato tutti i principali raggruppamenti, con una inversione di segno nel caso dei beni energetici, per i quali l’inflazione italiana risultata ora appena più elevata.

ra sia per quello dei servizi.

Per il settore manifatturiero, i dati di contabilità nazionale relativi al terzo trimestre hanno evidenziato un aumento dei costi unitari variabili superiore a quello dei prezzi dell’output. L’andamento ha riflesso una decisa accelerazione congiunturale del costo del lavoro per unità di prodotto, nel quadro di un aumento del deflatore dell’input più moderato. I margini di profitto hanno subito conseguentemente una decisa contrazione dopo la stabilità dei due trimestri precedenti.

In novembre le aspettative degli operatori non hanno segnalato modifiche di rilievo. Le imprese che producono beni per il consumo che intendono aumentare i listini si sono mantenute solo di poco superiori a quelle che intendono ridurli; tra i consumatori è continuata a crescere la quota di coloro che prevedono incrementi più rapidi (18,2%, dal 17,0% di ottobre) controbilanciata dall’aumento di quanti si aspettano prezzi stabili o in diminuzione (55,3%, 54,1% a ottobre).

Prospettive

A novembre, l’indice del clima di fiducia dei consumatori e l’indice composito del clima di fiducia delle imprese hanno entrambi segnato una flessione. Il calo della fiducia dei consumatori è stato diffuso a tutte le componenti a eccezione del clima personale. La fiducia della imprese ha segnato un lieve miglioramento solo nei servizi mentre nel settore delle costruzioni ha registrato un significativo deterioramento. Per il settore manifatturiero le attese sulla produzione sono peggiorate mentre i giudizi sul livello della domanda e il saldo delle scorte di magazzino sono pressoché stabili rispetto al mese precedente.

L’indicatore anticipatore si è mantenuto su livelli contenuti, mostrando tuttavia una stabilizzazione dopo le flessioni dei mesi precedenti.

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