Economia Italia: il Pil italiano è cresciuto più del previsto nel I trimestre, di +0,2% t/t (dopo il -0,1% t/t dei due trimestri precedenti). La variazione annua, dopo 4 trimestri consecutivi di marcato rallentamento, è risalita marginalmente, a +0,1% (dopo lo zero di fine 2018, che rappresentava un minimo dal 2013). La crescita “acquisita” per il 2019 risulta pari a 0,1% (in caso di stagnazione in ciascuno dei tre rimanenti trimestri dell’anno), il che suggerisce che si siano decisamente ridotti i rischi al ribasso sul target governativo di crescita di 0,2% quest’anno
Il rialzo dell’andamento economico italiano è ancora ben poca cosa rispetto alle necessità del Paese che, unico tra quelli dell’Unione Europea (fatta eccezione per la Grecia), è ancora sotto i livelli di ante crisi del 2007. «Tutti gli altri paesi dell’Unione sono da tempo al di fuori dalla crisi ed hanno superato il Pil del 2007. In particolare, la crescita sul 2007 della Germania è stata del 14,5%, quella del Regno Unito del 13,1%, quella della Francia del 9,6%, quella della Spagna del 5,5% e quella media dell’Unione del 10,8%», sottolinea Gianprimo Quagliano del Centro studi Promotor.
Per uscire dalla stagnazione e da un andamento dell’economia asfittico che dura da ben 11 anni, servirebbe ben altro di quanto hanno finora offerto i vari governi che si sono succeduti al capezzale del Belpaese, anche perché i segnali che arrivanodall’economia italiana e internazionale sono non ottimali.
«La ripresa di inizio 2019 è dovuta principalmente all’industria, e dato che gli indici di fiducia delle imprese nel settore hanno continuato a calare negli ultimi mesi, è probabile che il trimestre in corso possa essere meno dinamico, proprio per via di un minor apporto dal settore manifatturiero – dice Paolo Mameli, economista senior di Banca Intesa Sanpaolo -. Tuttavia, il minimo del ciclo sembra essere alle spalle (l’unico rischio all’orizzonte potrebbe essere rappresentato dall’eventualità di un ritorno di tensioni sui mercati finanziari durante la sessione di bilancio autunnale nel caso in cui il budget 2020 non dovesse rassicurare pienamente gli investitori)».
Ma sulla produzione industriale italiana le prospettive sono ancora incerte, come sottolinea il Centro Studi Confindustria: la produzione industriale italiana è stimata in robusto aumento nel primo trimestre 2019 (+1,1% congiunturale, dopo -0,9% nel precedente), grazie alla dinamica estremamente positiva registrata in gennaio e febbraio. Il calo rilevato in marzo e aprileriporta però in territorio negativo la variazione acquisita nel secondo trimestre (-0,9%). La dinamica dell’attività nei primi mesi dell’anno è spiegata in gran parte da fattori temporanei, soprattutto la ricostituzione delle scorte, che tenderanno a rientrare nei mesi primaverili. La domanda interna è ancora debole mentre quella estera stenta a ripartire. Le indagini qualitative condotte presso gli imprenditori manifatturieri e presso le famiglie confermano un quadro sostanzialmente debole e con prospettive non favorevoli.
Il CSC rileva una riduzione della produzione industriale dello 0,5% in aprile su marzo, quando è stimato un calo dell’1,0 su febbraio. Nel primo trimestre 2019 si registra una variazione di +1,1%, dopo il -0,9% rilevato dall’ISTAT nel quarto 2018. La variazione acquisita nel secondo trimestre è di -0,9%.
La produzione, al netto del diverso numero di giornate lavorative, arretra in aprile dell’1,1% rispetto allo stesso mese del 2018; in marzo è stimata scendere dell’1,5% annuo. Gli ordini in volume diminuiscono in aprile dello 0,3% su marzo (-1,2% su aprile 2018), quando sono aumentati dello 0,1% su febbraio (-2,7% annuo).
Il calo dell’attività stimato in marzo e aprile annulla quasi la metà del recupero che era stato registrato nei primi due mesi dell’anno (+2,7% cumulato). Nel primo trimestre l’incremento della produzione industriale rimane robusto e contribuisce positivamente alla variazione del PIL che, secondo le stime preliminari, è stata di +0,2%. Parte debole, invece, il secondo trimestre, per il quale è stimata una variazione acquisita negativa (- 0,9%), che appare più in linea con la dinamica degli indicatori qualitativi. Le oscillazioni dell’attività industriale nei mesi recenti sono spiegate, in parte, da una ricostituzione delle scorte nel primo bimestre e da una conseguente stasi nei due mesi successivi, in un contesto di domanda giudicata debole e calante. Le scorte delle imprese erano state ampiamente utilizzate a fine 2018 quando, secondo la Contabilità Nazionale, avevano contributo negativamente (-0,4 punti) alla variazione del PIL nel trimestre (-0,1%).
In prospettiva, conclude il CSC, gli indicatori anticipatori (ordini, fiducia, attese) non lasciano intravedere significative svolte.
Una notizia positiva arriva invece dal mercato del lavoro con il mese di marzo che registra il calo a sorpresa della disoccupazione calata al 10,2% dal 10,5% di febbraio.
Per rimanere sempre aggiornato con le ultime notizie de “Il NordEst Quotidiano”, iscriviti al canale Telegram
o vai su Twitter
https://twitter.com/nestquotidiano
o, ancora, su Linkedin
https://www.linkedin.com/company/ilnordestquotidiano/
o su Facebook
https://www.facebook.com/ilnordestquotidian/
© Riproduzione Riservata