Economa italiana in rallentamento soprattutto nella dinamica interna

Secondo Congiuntura Flash di Confindustria la congiuntura internazionale è problematica e per l’Italia il rischio di una recessione è sempre più forte in carenza di una seria politica di sviluppo. 

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Continuano i segnali di debolezza del commercio mondiale: -1,1% a settembre e ordini esteri del PMI globale sotto la soglia di 50 in ottobre-novembre che si riflettono anche sull’economia italiana. Sulla fiducia degli operatori pesa l’incertezza generata da protezionismo USA e tensioni geo-politiche in Medio Oriente.

La gran parte degli indicatori congiunturali concordano su un PIL italiano debole nel IV trimestre 2018 (dopo il -0,1% nel III). La produzione industriale è cresciuta appena in ottobre (+0,1%) e a novembre la fiducia delle imprese nel manifatturiero ha continuato a peggiorare, gli ordini non lasciano intravedere miglioramenti, il PMI composito è sceso sotto il 50. Tra i pochi dati positivi c’è la fiducia delle famiglie, che sostanzialmente tiene, sui livelli di fine 2017.

L’export italiano di beni e servizi ha registrato un +1,1% nel III trimestre, secondo i dati di contabilità nazionale. La crescita acquisita nel 2018 resta bassa (+0,7%), con una performance deludente per i beni (+0,3%), migliore per i servizi (+2,4%). In ottobre, in base ai dati doganali, le vendite extra-UE hanno segnato un forte rimbalzo (+5,3% mensile) dopo il calo di settembre (-2,8%). Le prospettive per l’export nel IV trimestre, però, sono negative secondo gli indicatori qualitativi sugli ordini manifatturieri esteri (PMI e giudizi delle imprese ISTAT).

Dopo la flessione sia dei consumi sia degli investimenti nel III trimestre, si conferma l’attesa di una dinamica fiacca anche nel IV. In particolare, le valutazioni sugli ordini interni dei produttori di beni di consumo e di beni strumentali sono meno favorevoli, le vendite al dettaglio sono sostanzialmente piatte negli ultimi mesi, le immatricolazioni tendenzialmente in flessione. Inoltre, la riduzione della ricchezza finanziaria delle famiglie, a causa della discesa dei prezzi delle attività, potrebbe accentuare la già cresciuta prudenza nella spesa; ma il greggio meno caro aiuta.

La ripresa occupazionale si è arrestata da giugno: in ottobre il numero di occupati è rimasto fermo, dopo -0,2% nel III trimestre. Potrebbe trattarsi di una pausa temporanea, come se ne sono registrate negli scorsi anni, ma l’indebolimento dell’attività fa temere un’interruzione del trend. In ottobre tornano su anche i disoccupati, verso i 2,8 milioni; in estate erano calati, nonostante la contrazione dell’occupazione, a causa di minore partecipazione al mercato del lavoro.

A inizio dicembre, il rendimento del BTP decennale si è attestato al 3,14% medio, dal 3,41% di novembre. Lo spread sul Bund è a 288 punti (da 302). Le quotazioni di Borsa restano sui bassi livelli di ottobre. Gli investitori attendono il de nirsi delle misure nella Legge di Bilancio e del confronto con la UE sui saldi di finanza pubblica. Con il BTP più alto, le indagini hanno già mostrato un più stretto accesso al credito nel III trimestre e tale trend potrebbe proseguire nel IV.

I dati qualitativi mostrano che la fase di indebolimento della crescita dell’area euro potrebbe estendersi al IV trimestre. Dal lato dell’offerta, gli indici di attività segnalano minore espansione del manifatturiero, data la riduzione degli ordinativi, che sta contagiando i servizi. Inoltre, il forte peggioramento a novembre della fiducia dei consumatori, specie le aspettative pessimistiche su mercato del lavoro e situazione economica, potrebbe presagire a un minor sostegno dalla domanda interna, finora solida, che si sommerebbe al debole apporto di quella estera.

Questo mese dovrebbero terminare gli acquisti di titoli BCE, che hanno frenato i tassi a medio-lungo termine. Improbabile che nella riunione del 13 si decida in extremis un nuovo prolungamento, nonostante che il recente forte ribasso del petrolio ridurrà l’inflazione totale nell’area (ora al 2,0%; la misura core resta all’1,0%). Dal 2019, perciò, potrebbe crescere il costo del credito.

I dati qualitativi (PMI) continuano a dare segnali di un’economia USA in buona crescita. I dati sulle richieste di sussidi di disoccupazione, più alti delle attese e in rialzo da alcune settimane, hanno destato l’attenzione degli analisti, ma il tasso di disoccupazione è ancora ai minimi storici (3,7% a novembre). La FED è attesa a un nuovo rialzo del tasso a breve, il 19 dicembre; l’appiattimento della curva dei tassi, con segnali di un’inversione (quelli a 2-3 anni poco più alti di quello a 5), indica che i mercati anticipano un rallentamento dell’economia nel prossimo anno.

La sterlina resta svalutata e la fiducia dei consumatori britannici è in calo. Bassa anche la fiducia delle imprese e scivola l’indice PMI dei servizi ai minimi da luglio 2016. Ciò ridimensiona le attese di crescita nel IV trimestre, dopo il buon risultato del III trimestre (+0,6%).

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