Dazi Usa: l’Italia ha tutto da perdere

Secondo un’elaborazione di Unimpresa, sono possibili danni economici fino a 37 miliardi dal solo mercato americano. 

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Dazi Usa: l’applicazione da parte del governo americano di sovrattasse all’importazione di numerosi prodotti, molti dei quali provenienti dall’Europa, allarma gli imprenditori per i danni economici che ne deriverebbero al sistema manifatturiero italiano.

«Siamo preoccupati: l’Italia ha tutto da perdere perché i nuovi dazi alle importazioni introdotti negli Stati Uniti d’America rappresentano una minaccia da 37 miliardi di euro di “Made in Italy”» dichiara il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara.

La cifra di 37 miliardi si riferisce all’ammontare di prodotti italiani che ogni anno vengono esportati negli Usa e che ora potrebbero subire gli effetti negativi della “stretta” voluta dall’amministrazione del presidente Donald Trump. Il dato, frutto di un’analisi del Centro studi di Unimpresa, è relativo al 2016 e risulta in crescita di quasi un miliardo (+2,6%) rispetto all’anno precedente: nel 2015 l’export di “Made in Italy” negli Usa si è attestato a 35,9 miliardi e nel 2014 era a 29,8 miliardi. La categoria “macchinari” nel 2016 è risultata la più rilevante con 7,1 miliardi di euro (20% sul totale), seguita dagli autoveicoli con 4,5 miliardi (12%) e dalla categoria “navi, treni, aerei” che pesa per 3,6 miliardi (9,89%).

«Gli Usa sono un mercato importantissimo oltre che strategico per il “Made in Italy” e le barriere doganali appena introdotte ci preoccupano. La momentanea esclusione dell’Unione europea dai dazi per i metalli non basta, Washington deve pensare a misure permanenti» commenta il consigliere di Unimpresa, delegato all’internazionalizzazione, Mario Ciardiello.

Secondo l’analisi dell’associazione, basata su dati dell’Istat, il totale delle esportazioni italiane negli Stati Uniti d’America ammonta a 36,7 miliardi di euro. Il dato di si riferisce al 2016 e risulta in aumento di 940 milioni (+2,61%) rispetto al 2015 quando l’ammontare di export di “Made in Italy” verso gli Usa si è attestato a 35,9 miliardi; nel 2014 era a 29,8 miliardi. Nel dettaglio, sul totale delle esportazioni, nel 2016 gli alimentari pesano per 2,02 miliardi (5,49%), in crescita di 137 milioni rispetto al 2015 (+7,25%); le bevande “pesano” per 1,7 miliardi (4,66%), in crescita di 74 milioni (+4,49%) sul 2015; il settore tessile vale 515 milioni (1,39%), in diminuzione di 34 milioni (-6,19%) sull’anno precedente; quota 1,5 miliardi (4,25%) per l’abbigliamento, in discesa di 95 milioni (-5,71%) sul 2015; per quanto riguarda la pelle, l’ammontare delle esportazioni di è attestato a 1,7 miliardi(4,73%), in calo di 56 milioni (-3,11%).

Cambiando area, il settore della chimica ha fatto registrare esportazioni per 1,6 miliardi (4,46%) in crescita di 44 milioni (+2,74%) sull’anno precedente; nel 2016, poi, sono stati esportati prodotti farmaceutici per 1,9 miliardi (5,26%), cifra in aumento di 415 milioni (+27,18%) sul 2015; l’export dei minerali si è attestato a 1,3 miliardi (3,76%), in crescita di 62 milioni (+4,67%), mentre quello dei metalli è calato di 456 milioni (-31,58%) a quota 988 milioni (2,68%).

L’elettronica vale 1,3 miliardi (+3,56%), valore in crescita di 31 milioni (+2,41%) rispetto ai 12 mesi precedenti. Crescita di 212 milioni (+3,05%) per i macchinari, che ora pesano 7,1 miliardi (19,40%), mentre è risultato in calo di 375 milioni (-7,66%) l’ammontare delle esportazioni di autoveicoli, sceso a 4,5 miliardi (12,24%); l’export di navi, treni e aerei ammonta a 3,6 miliardi (9,89%), in salita di 873 milioni (+31,43%). Nel 2016, poi, sono stati esportati mobili per 911 milioni (2,47%) in crescita di 90 milioni (+10,96%); altri prodotti di manifattura pesano per poco più di 2 miliardi (5,45%), in salita di 114 milioni (+6,01%). Il resto delle esportazioni di made in Italy, che non rientrano nelle categorie fin qui analizzate, valgono 3,8 miliardi (10,32%), in discesa di 96 milioni sul 2015 (-2,46%).