Dagli USA ricatto all’Europa: vogliono invadere il vecchio continente con le imitazioni a stelle e strisce dei formaggi europei che negli Stati Uniti hanno raggiunto, solo per i tarocchi di tipo italiano, il quantitativo record di 2,4 miliardi di chili all’anno. E’ quanto denuncia Coldiretti nel diffondere i contenuti della lettera inviata dalla lobby dell’industria casearia Usa (CCFN) al Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, nell’ambito della procedura di consultazione per far scattare nuovi dazi Usa nei confronti di prodotti importati dall’Unione Europea per la disputa sull’industria aeronautica, che dovrà concludersi il 28 maggio.
Secondo Coldiretti, l’associazione casearia statunitense chiede di imporre dazi alle importazioni di formaggi europei se non verrà aperto il mercato dell’Unione ai tarocchi statunitensi venduti anche con nomi che richiamano esplicitamente le specialità casearie più note del Belpaese senza averci nulla a che fare, dalla mozzarella alla ricotta, dal provolone all’asiago, dal parmesan al romano ottenuto però senza latte di pecora. A differenza delle produzioni Dop, quelle statunitensi – precisa la Coldiretti – non rispettano i rigidi disciplinari di produzione dell’Unione Europea che definiscono tra l’altro, le aree di produzione, il tipo di alimentazione e modalità di trasformazione.
Una richiesta rafforzata dal fatto che con l’accordo di libero scambio con il Canada (Ceta) per la prima volta nella storia l’Unione Europea ha legittimato in un trattato internazionale – denuncia Coldiretti – la pirateria alimentare a danno dei prodotti “Made in Italy” più prestigiosi, accordando esplicitamente il via libera alle imitazioni che sfruttano i nomi delle tipicità nazionali, dall’asiago alla fontina dal gorgonzola, ma può anche essere liberamente prodotto e commercializzato dal Canada falso Parmigiano Reggiano con la traduzione di parmesan. Un precedente disastroso che – continua la Coldiretti – è stato riproposto anche negli altri successivi accordi internazionali.
«La pretesa di chiamare con lo stesso nome prodotti profondamente diversi è inaccettabile e rappresenta un inganno per i consumatori ed una concorrenza sleale nei confronti degli imprenditori» ha affermato il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini.
La produzione di imitazioni dei formaggi italiani in Usa, secondo l’analisi Coldiretti su dati USDA, ha avuto una crescita esponenziale negli ultimi 30 anni ed è realizzata per quasi i 2/3 in Wisconsin e California mentre lo Stato di New York si colloca al terzo posto grazie soprattutto agli emigrati di origine italiana che hanno postato in America il loro sapere caseario. In termini quantitativi in cima alla classifica – precisa la Coldiretti – c’è la mozzarella con 1,89 miliardi di chili, seguita dal parmesan con 204 milioni di chili, dal provolone con 180 milioni di chili, dalla ricotta con 108 milioni di chili e dal Romano con 26 milioni di chili. Il risultato è che sul mercato americano appena l’1% in quantità dei formaggi di tipo italiano consumati ha in realtà un legame con la realtà produttiva italiana mentre il resto è realizzato sul suolo americano. Una situazione che rischia di aggravarsi con la minaccia di Trump di imporre dazi su una lista nera di prodotti europei che comprende anche i formaggi italiani con il valore dell’export che ha raggiunto 273 milioni nel 2018.
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