Cybercrime: secondo il rapporto Clusit l’Italia è particolarmente esposta

Nel 2023 gli attacchi gravi sono cresciuti del 65%. Cresce l’hacktivism e preoccupa l'intelligenza artificiale in vista delle elezioni.

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Cybercrime sicurezza digitale

L’Italia sempre più nel mirino del cybercrime, i criminali digitali: nel 2023 gli attacchi gravi sono cresciuti del 65%, mentre nel resto del mondo del 12%; oltre la metà ha avuto conseguenze di gravità critica o elevata secondo quanto evidenzia il rapporto 2024 di Clusit, l’Associazione italiana per la sicurezza informatica, secondo cui con uno scenario di guerra e incertezza geopolitica sono quasi triplicati a livello globale gli attacchi con matrice di hacktivism e il 47% è avvenuto ai danni proprio del Belpaese.

«Nel 2024 voteranno due miliardi di persone e con l’Intelligenza artificiale si pongono temi di etica, sicurezza delle informazioni e di una adeguata politica industriale che metta al centro gli investimenti in tecnologia», afferma Gabriele Faggioli, presidente di Clusit.

Secondo il rapporto, il settore più attaccato in Italia nel 2023 dal cybercrime è stato quello governativo-militare, con il 19% degli attacchi, un incremento del 50% rispetto al 2022. Subito dopo il manifatturiero con il 13% (+17% su anno). Terzo il settore dei trasportilogistica (12%), che ha visto un incremento percentuale anno su anno del 620%.

Come evidenziano i ricercatori, è «interessante notare che un quarto del totale degli attacchi rivolti alla manifattura a livello globale riguarda realtà produttive italiane». Per effetto dell’hacktivism, in Italia per la prima volta da diversi anni la tecnica di attacco prevalente non è più il malware, bensì gli attacchi DDoS, quelli che mettono fuori uso i siti: rappresentano il 36% del totale degli attacchi di cybercrime del 2023, il valore supera di 28 punti percentuali il dato globale e segna una variazione annua sul totale del 1486%.

«Per rallentare o stabilizzare la tendenza – sottolinea Faggioli – devono essere concepite e adottate strategie nuove che si fondino sulla messa a fattor comune degli investimenti. Vogliamo mantenere alta l’attenzione sulla frammentazione di infrastrutture e servizi che caratterizza la cyber security nel nostro Paese».

Se si allarga lo sguardo a livello mondiale, il rapporto Clusit 2024 ha analizzato 2.779 incidenti gravi, +12% sul 2022. Dal 2018 al 2023 gli attacchi di cybercrime sono cresciuti complessivamente del 79% con una media mensile passata da 130 a 232. Nel 2023 i ricercatori hanno registrato un picco di 270 aggressioni nel mese di aprile, il valore massimo misurato negli anni. Nell’81% dei casi la gravità degli attacchi è risultata elevata o critica. Si evidenzia la prevalenza di azioni cybercrime per estorcere denaro (l’83% del totale); e sono quasi triplicati gli attacchi di hacktivism, nel 2023 erano pari all’8,6% di quelli complessivi con una variazione percentuale rispetto al totale anno su anno del 184%.

Più numerosi gli attacchi alle Americhe, il 44% del totale; quelli rivolti all’Europa hanno rappresentato il 23%; crescono gli attacchi in Asia (il 9% del totale) e rimangono sostanzialmente stabili quelli in Oceania e in Africa, rispettivamente il 2% e l’1% del totale. I dati, secondo il Clusit, restituiscono «un quadro preoccupante della capacità di protezione sia delle imprese sia delle organizzazioni pubbliche», ed è «da monitorare l’utilizzo dell’Intelligenza artificiale da parte dei criminali, una tendenza in rapida ascesa».

Intanto, a Bruxelles gli eurodeputati e il Consiglio hanno raggiunto un accordo sul “Cyber Solidarity Act”, che mira a costruire una risposta collettiva dell’Unione europea più resiliente alle minacce informatiche.

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