La crisi nel Mar Rosso (e di Suez) e i rallentamenti dei transiti delle navi nel canale di Panama per la siccità in Centro America che limitano fortemente i pescaggi (e, conseguentemente, i carichi) delle navi hanno già portato violenti rialzi delle tariffe del trasporto dei container, con possibili ricadute sui prezzi di molti beni di consumo a livello globale.
Rialzi generalizzati per l’importazione di materie prime e l’esportazione di manufatti che potrebbero rinfocolare l’inflazione e allontanare il ribasso dei tassi d’interesse soprattutto in Europa, come conferma il presidente dell’Associazione bancaria italiana, Antonio Patuelli. Con Assoutenti che segnala in parallelo il rischio di aumenti per gas e benzina che stanno già riprendendo la corsa, con il metano in rialzo del 4% sul mercato di Amsterdam a 32 euro al Megawattora, in risalita dai minimi di novembre 2021, che si farà particolarmente sentire con le temperature in forte calo e con la fine del mercato tutelato per molte famiglie. Rialzi anche per il petrolio, anche se al momento grazie all’ampia offerta, per ora tiene sui 72 dollari al barile.
Assoutenti ha calcolato i possibili impatti sulle tasche dei consumatori dalla più recente crisi geopolitica in atto. Con un rincaro della benzina del 10%, l’aggravio sarebbe di 213 euro in un anno per le famiglie italiane, mentre con gli impatti sul gas le bollette lieviterebbero di 200 euro nei dodici mesi.
Dossier energia a parte, tutte le tariffe mercantili sono al rialzo, proprio quando si stavano smaltendo gli effetti nocivi della pandemia Covid. Secondo uno studio dell’Ispi, nella prima settimana 2024 l’indice composito di Drewry per i container (World container index) è infatti aumentato del 61%, raggiungendo i 2.670 dollari per i contenitori da 40 piedi, la principale unità di misura del comparto. L’incremento è del 25% rispetto alla stessa settimana del 2023 e dell’88% rispetto alle tariffe medie del 2019 pre-pandemia. In particolare, i noleggi da Shanghai a Rotterdam sono saliti del 115% fino a 3.577 dollari e quelli per Genova del 114%, oltre i 4.000 dollari. Con previsioni di ulteriori rialzi, anche a causa dell’aumento dei costi assicurativi.
E se a causa delle crisi di Suez e di Panama l’atteso rallentamento dei tassi dovesse calare, per le imprese già alle corde per l’aumento del costo del denaro e la frenata complessiva dell’economia, con la Germania che ha chiuso il 2023 ufficialmente in recessione e con forti incognite per il 2024, per molte imprese italiane – specialmente quelle del Nord strettamente integrate con la manifattura tedesca – sarebbero ulteriori problemi da fronteggiare con rischi anche per la crescita del Pil italiano, già dimezzato rispetto alle previsioni del governo Meloni per il 2024, che deve fronteggiare l’immane debito pubblico nazionale a 2.850 miliardi e a 100 miliardi di costo di soli interessi.
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