Crescita economica: l’Italia corre (una volta tanto) più del resto d’Europa

Solo la Spagna fa meglio. Francia doppiata e Germania ferma ad un passo dalla recessione. 

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La crescita economica nell’Eurozona e nell’Unione europea è nella media ancora positiva nel secondo trimestre 2022, ma con velocità molto variabili da un paese all’altro, con l’Italia che, una volta tanto, corre più della media.

Se la Germania, la “locomotiva d’Europaè ferma e ad un passo dalla recessione l’ufficio di statistica dell’Unione, Eurostat, stima una media in crescita dello 0,6% nel secondo trimestre 2022 il prodotto interno lordo sia nei Paesi dell’euro e sia nell’Ue (nel primo trimestre il Pil era cresciuto dello 0,5% nell’Eurozona e dello 0,6% nell’Unione). Per l’Eurozona si tratta comunque di una revisione al ribasso rispetto alla prima stima della crescita economica fatta lo scorso 29 luglio da Eurostat, che aveva stimato una crescita dello 0,7% per i soli Paesi dell’euro. L’occupazione è salitadello 0,3% (+0,6% nel primo trimestre nell’eurozona e +0,5% nell’Ue).

Nel confronto con gli altri Paesi europei, il Pil italiano appare decisamente sopra la media europea, con una crescita dell’1% nel secondo trimestre rispetto al progresso dello 0,1% dei tre mesi precedenti (+1% nel secondo trimestre è la stima del Pil italiano data già dall’Istat il 29 luglio). Il prodotto interno lordo della Germania ha segnato uno zero tondo, dopo il +0,8% di gennaio-marzo. Ha fatto invece +0,5% il Pil della Francia e, tra gli Stati membri più grandi, è salito dell’1,1% quello della Spagna.

I mercati hanno letto i dati con attenzione: i timori per la crescita e il caro prezzi hanno dominato i listini delle borse e influenzato i rendimenti dei titoli di Stato, soprattutto dopo la diffusione del dato sull’inflazione nel Regno Unito, balzata a luglio oltre le stime, a nuovi massimi da 40 anni e al 10,1% (il dato era atteso al 9,8% dopo il balzo del 9,4% segnato già a giugno). Anche in scia all’avvio in calo a Wall Street – in attesa delle minute della Fed – i mercati europei hanno così tutti perso terreno. Milano ha chiuso in calo dell’1,04%, mentre lo spread ha allargato di quasi 7 punti il divario tra Btp e Bund tedesco con il rendimento dei titoli decennali italiani salito di 18 punti al 3,304%. Decisamente peggio ha fatto la Borsa di Francoforte che ha terminato in ribasso del 2,05%. Parigi ha chiuso in calo dello 0,97%, mentre ha registrato una flessione contenuta allo 0,27% Londra.

La fotografia di Eurostat sui Paesi Ue mostra grandi divari della crescita economica, quasi un andamento a pelle di leopardo. Appare in testa la crescita del Pil dei Paesi Bassi (+2,6%, dopo +0,5% nel primo trimestre), seguiti da Romania (+2,1% dopo +5,1% nel primo trimestre) e Svezia (+1,4% dopo il -0,7% del primo trimestre). In deciso calo, invece, il Pil della Polonia(-2,3% dopo il +2,5% del primo trimestre), seguita dalla flessione di Lettonia (-1,4%, dal +3,4% del primo trimestre) e Portogallo (-0,2%, dopo un +2,5%).

Le stime di Eurostat sul secondo trimestre confermano un quadro poi per gli Usa in recessione tecnica, con il Pil in calo dello 0,2% (-0,4% nel primo trimestre), rispetto al dato stimato a -0,9% per il secondo trimestre dal dipartimento del Commercio Usa negli ultimi giorni di luglio.

Eurostat ha anche diffuso in giornata il dato sulla registrazione di nuove imprese, ancora in calo nel secondo trimestre dopo già un avvio d’anno negativo, con una flessione del 2% nell’Eurozona e dell’1,2% nell’Ue. Le dichiarazioni di fallimento sono invece aumentate nell’Unione per il quarto trimestre consecutivo, salendo del 2,2% tra aprile e giugno.

In Italia si è visto un calo del 5,2% della registrazione di nuove imprese nel secondo trimestre (-3,5% nel primo trimestre). Rispetto allo stesso trimestre del 2021 le richieste di bancarotta in Italia nel secondo trimestre di quest’anno si sono ridotte del 14,7% (manca il confronto con il primo trimestre ’22; il dato è cresciuto del 6,4% nell’Eurozona, +6% nell’Ue). Anno su anno, poi, nel trimestre le nuove registrazioni sono calate del 7% in Italia (-4,9% nell’eurozona, -3,1% nell’Ue).

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