Tra gennaio 2013 e gennaio 2012 la raccolta bancaria è aumentata di 43,3 miliardi di euro (+2,5%), mentre i prestiti erogati alla clientela sono diminuiti di 27,5 miliardi di euro (-1,4%). Le banche ricevono più soldi, ne erogano sempre meno, ma privilegiano i grandi capitani di industria a scapito delle famiglie e delle piccole imprese.
L’81% circa degli oltre 1.335 miliardi di prestiti erogati dalle banche agli italiani è concesso al primo 10% degli affidati, ovvero alla migliore clientela. Il rimanente 19% è distribuito alle famiglie, alle piccole imprese ed ai lavoratori autonomi che, di fatto, costituiscono la quasi totalità, vale a dire il 90%, dei clienti dei nostri istituti di credito. Una anomalia, quella denunciata dalla Cgia di Mestre, che grida vendetta soprattutto in questa fase di “credit crunch”.
Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia, non ha dubbi: “al di là delle difficoltà legate alla crisi, il nostro sistema creditizio presenta dei nodi strutturali che vanno assolutamente affrontati. E’ chiaro a tutti che questo 10% di maggiori affidati non è costituito da piccoli imprenditori, da famiglie o da titolari di partite Iva, ma quasi esclusivamente da grandi gruppi o società industriali. In linea generale, non ci sarebbe nulla da obbiettare se questo 10% fosse costituito da soggetti solvibili. Invece, dall’analisi della distribuzione del tasso d’insolvenza emerge che il 78,3% è concentrato nelle mani del 10% dei migliori affidati. In buona sostanza, nei rapporti tra banche ed imprese tutto è clamorosamente rovesciato: chi riceve la quasi totalità dei prestiti presenta livelli di affidabilità bassissimi, mentre chi dimostra di essere un buon pagatore ottiene il denaro con il contagocce”. E gli scandali delle ultime settimane stanno a dimostrare che molte banche hanno dimostrato di non essere all’altezza della situazione.
I numeri dell’indagine degli artigiani mestrini sono impietosi. Secondo l’elaborazione dell’Ufficio studi dell’associazione, il primo 10% degli affidatari riceve l’80,9% del totale dei prestiti erogati dalle banche. Prestiti, fanno notare dalla Cgia, che tecnicamente sono definiti come finanziamenti per cassa. Una tipologia di finanziamento che copre quasi il 70% del totale dei finanziamenti erogati dal sistema bancario italiano. Peccato che questa grande generosità rivolta alle grandi imprese non sia ricambiata. Infatti, le sofferenze a carico di questi clienti così “privilegiati” (ovvero sempre il primo 10% degli affidatari) è pari al 78,3% del totale. Insomma, pur non essendo dei buoni pagatori, le banche continuano a premiarli. Perché succede ciò? “Nei grandi istituti bancari italiani, che detengono una larghissima parte del mercato del credito nazionale – prosegue Bortolussi – i consigli di amministrazione sono costituiti quasi esclusivamente da capitani d’industria o da manager riconducibili alle poche grandi aziende rimaste nel nostro Paese. E’ evidente che queste persone sono più sensibili alle esigenze economiche manifestate da soggetti riconducibili al proprio mondo, anziché da quelle sollevate dalle famiglie o dalle piccole e micro imprese”. Una sorta di colossale conflitto d’interessi, su cui nessuna autorità vigilante (ammesso che esista) ha mai avuto alcunché da ridire.
Più raccolta e meno impieghi. Un altro dato molto “singolare” emerso da questa analisi realizzata dalla Cgia è il risultato relativo all’andamento della raccolta e degli impieghi delle banche italiane avvenuto tra il gennaio di quest’anno e lo stesso mese del 2012. Ebbene, in un anno di profondissima crisi, la raccolta è aumentata di 43,33 miliardi di euro (+2,5%), mentre i prestiti erogati alla clientela sono diminuiti di 27,58 miliardi di euro (-1,4%). “E’ vero – conclude Bortolussi – le sofferenze totali sono in forte aumento e si attestano ormai attorno ai 115 miliardi di euro. Tuttavia, il comportamento delle nostre banche è quanto meno sorprendente. Ricevono più soldi dalla clientela, ne erogano sempre meno, ma privilegiano i grandi capitani di industria a scapito delle famiglie e delle piccole imprese. Oggettivamente c’è qualcosa che non va”. Già, difficile dare torto agli imprenditori artigiani.
Quota dei finanziamenti per cassa di pertinenza dei maggiori affidati (primo 10 % degli affidati) e quota di sofferenze di pertinenza sempre del primo 10 % degli affidati – dato Italia –
(valori al 30/09/2012 in % e in milioni di euro)
Quota di finanziamenti concessi dalle banche al primo 10 % degli affidati |
Totale finanziamenti (*) |
Quota delle sofferenze in capo al 10 % dei maggiori affidati |
Totale Sofferenze (**) |
80,9 |
1.335.502 |
78,3 |
114.936 |
Elaborazione Ufficio Studi CGIA di Mestre su dati Banca d’Italia
(*) Finanziamenti per cassa: ammontare dei crediti per cassa, al netto delle sofferenze, censiti dalla Centrale dei rischi, accordati o erogati dagli istituti di credito. Questi finanziamenti costituiscono il 70% circa del totale dei prestiti erogati dalle banche italiane (dati al 30/09/2012).
(**) Sofferenze: comprendono la totalità dei rapporti per cassa in essere con soggetti in stato d’insolvenza o in situazioni sostanzialmente equiparabili, a prescindere dalle garanzie che li assistono.
Andamento Raccolta e Impieghi delle banche
Valori in milioni di euro di euro e in % |
31/01/2012 |
31/01/2013 |
Var. Ass. Gen 2012 |
Var. % Gen 2012 |
Raccolta delle banche italiane da clientela (privata e PA) |
1.709.444 |
1.752.782 |
+43.338 |
+2,5 |
di cui Depositi clientela residente (*) |
1.105.345 |
1.180.092 |
+74.747 |
+6,8 |
di cui Obbligazioni |
604.099 |
572.690 |
-31.409 |
-5,2 |
Impieghi delle banche italiane a clientela (**) |
1.946.890 |
1.919.308 |
-27.582 |
-1,4 |
Elaborazione Ufficio Studi CGIA di Mestre su dati ABI/Banca d’Italia
(*) Esclusi i depositi delle Istituzioni Finanziarie e Monetarie (banche) e delle Amministrazioni centrali.
(**) Includono sofferenze lorde e pronti contro termine attivi. Gli impieghi riguardano il settore privato (imprese, famiglie consumatrici, istituzioni senza scopo di lucro, assicurazioni e fondi pensione e altre istituzioni finanziarie) e la PA. Sono considerati al netto dalle operazioni con controparti centrali.