Alla fine del 2021, in Italia l’ammontare di Npe-Non Performing Exposure (acronimo che indica l’esposizione che un istituto di credito ha verso i crediti deteriorati) «ammontava a circa 330 miliardi di cui 250 miliardi di Npl-Non Performing Loan e 80 miliardi di Utp-Unlikely To Pay», ossia inadempienze probabili. «A loro volta il 75% dei crediti era verso aziende e il 70% degli stessi garantiti da immobili».
Il dato sui crediti deteriorati è stato diffuso durante l’evento “La trasparenza ed efficienza nel mercato delle Npe-Big Data e strumenti digitali” promosso da Nomisma secondo cui «i principali osservatori del mercato stimano per il 2022 un ulteriore aumento del volume di Npe sino a giungere nel 2024 a un totale complessivo di circa 400 miliardi».
In base ai numeri raccolti dall’Istituto di ricerca bolognese, «nel 2021 il volume è stato di circa 36 miliardi, in leggera diminuzione rispetto al biennio precedente e un terzo delle transazioni Npe è passato per il mercato secondario».
Quanto al 2022, viene evidenziato, «si raggiungerà un volume analogo di transazioni rispetto al precedente, con un portafoglio composto da due terzi di Npl e un terzo di Utp». A giudizio di Nomisma, «a livello di mercato vi è la necessità di migliorare le performance di recupero anche attraverso la promozione di nuovi strumenti per lo sviluppo del mercato secondario di Npe che arriverà a fine 2022 a un importo totale di circa 11 miliardi».
A pesare sono le situazioni critiche che coinvolgono centinaia di aziende che si trovano in crisi di liquidità, pagamenti insoluti e difficoltà nel puntuale pagamento delle rate dei mutui accesi, destinati ad aumentare fintanto che l’economia italiana avrà un andamento stagnante.
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