Consumi anche a giugno si confermano deboli

Preoccupazione delle organizzazioni commerciali e dei consumatori.

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Consumi in Italia caro spesa consumi Osservatorio consumi Confimprese-EY

Preoccupazione delle organizzazioni commerciali e dei consumatori: anche a giugno 2023 si conferma la debolezza dei consumi degli italiani con un tendenziale delle vendite a volume costantemente negativo già da giugno 2022. Queste tendenze, pur in presenza di un graduale e ordinatorientro delle tensioni inflazionistiche, secondo l’Ufficio studi di Confcommercio, mostrano comportamenti ispirati alla prudenza nelle decisioni di acquisto.

I dati sulle vendite al dettaglio a giugno diffusi dall’Istat evidenziano nel complesso il primo semestre dell’anno in corso una riduzione degli indici reali del 3,7% rispetto allo stesso periodo del 2022. Ciò appare coerente con la riduzione del PIL nel secondo trimestre. Rispetto alla forma distributiva, le piccole superfici di venditasoffrono in misura sensibile l’impatto delle variazioni dei prezzi, in quanto l’incremento tendenziale di giugno di appena l’1,2% del valore delle vendite è traducibile in una caduta di oltre cinque punti percentuali in termini di volumi venduti. Tiene, almeno per adesso, il fatturato in volume della grande distribuzione. Qualche valutazione positiva – conclude l’Ufficio studi Confcommercio – deriva dal Pmi Index sul terziario italiano(escluso il retail), secondo il quale le imprese del comparto dei servizi riescono ancora a mantenersi su un sentiero di espansione della crescita, sebbene in rallentamento.

Per l’Ufficio Economico Confesercenti la spesa degli italiani aumenta, mentre i consumi calano: l’inflazionecontinua a mantenersi su livelli elevati erodendo sempre più il potere d’acquisto delle famiglie: il dato medio in valore cresce del 3,6% rispetto allo scorso anno, ma diminuisce di 3,5 punti in volume.

Particolarmente difficile continua ad essere la situazione dei prodotti alimentari per i quali lo scarto, seppur in riduzione, è ancora di oltre 10,5 punti e questo misura la dinamica specifica dei prezzi.

Sulle imprese come sulle famiglie, pesa anche l’aumento dei tassi di interesse: l’aumento dei mutui frena gli investimenti delle imprese e mette in crisi i bilanci delle famiglie. Una spirale pericolosa che va assolutamente spezzata.

Per Cna «siamo preoccupati per l’ennesimo calo in volume dei consumi registrato dall’Istat a giugno. L’inflazionepurtroppo gonfia solo le vendite in valore. Insomma, con la riduzione del potere di acquisto, le famiglie spendono di più per comprare di meno. Non è più allegra la situazione delle piccole imprese manifatturiere, che soffrono la riduzione della domanda, e degli esercizi commerciali di prossimità che hanno visto crollare il proprio giro d’affari pagando più pesantemente delle grandi superfici l’impatto del caro prezzi».

Sul fronte dei consumatori, per il Codacons «i dati sulle vendite al dettaglio certificano un trend preoccupanteper quanto riguarda i consumi e l’economia nazionale. Un andamento confermato in particolare dai beni alimentari (+6,8% in valore e -3,8% in volume), ma che trova riscontro anche per quanto riguarda i beni non alimentari (+1,1% in valore e -3,2% in volume) – afferma il presidente Carlo Rienzi -. I prezzi continuano a salire, penalizzando ormai pesantemente le vendite al dettaglio e le tasche degli italiani. Le famiglie, bersagliate da rincari senza fine, spendono sempre di più per acquistare meno: il Governo, dopo diversi mesi di inazione,deve al più presto cominciare a contrastare le speculazioni che stanno colpendo duramente il portafogli degli italiani, o pagherà questa passività in termini di consenso».

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