Consumatori: preoccupa il continuo aumento del costo della vita

La forte crescita dei prezzi sui beni alimentari ed energetici potrebbero nuovamente spingere l’inflazione nel 2025. In agguato il ritocco delle accise sui carburanti.

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Anche se l’inflazione nel 2024 è calata all’1% rispetto alla crescita del 5,7% del 2023, i consumatori sono allarmati per la continua crescita del costo della vita, specie dei beni energetici ed alimentari, che potrebbero dare nuova spinta all’aumento dell’inflazione nel 2025.

Secco il commento dell’Unione nazionale consumatori (UNC): «una stangata. Tutti sono contenti del fatto che l’inflazione media nel 2024 è drasticamente calata, dal +5,7% del 2023 all’1% del 2024, come se il problema del caro vita fosse risolto. Purtroppo non è così! In termini di aumento del costo della vita, il rincaro del 2024 si aggiunge a quello del 2023».

Per il presidente UNC, Massimiliano Dona, «se l’inflazione media pari a +1% significa, per una coppia con due figli, un incremento del costo della vita complessivamente pari a 272 euro su base annua, questo rialzo va ad aggiungersi ai 1.734 euro dovuti ai rincari del 2023 che le famiglie continuano a pagare, per un totale di 2.006 euro. Senza contare che nel 2024 a gravare maggiormente sui bilanci sono soprattutto i prodotti alimentari e le bevande analcoliche, che costano 219 euro in più, e il carrello della spesa che sale del 2,1%, più del doppio rispetto all’inflazione generale, pari a 239 euro. Per una coppia con 1 figlio, la spesa aggiuntiva annua è pari a 225 euro, a cui vanno aggiunti i 1.593 euro del 2023. Per una famiglia media, invece, la mazzata è pari a 118 euro per il 2024, +1.251 euro del 2023»

L’Onf – Osservatorio Nazionale Federconsumatori – «stima ricadute, per una famiglia media, pari ad un aumento di 409,50 euro annui. Stima su cui pesa la minaccia della nuova crescita dei costi energetici, con i beni regolamentati che segnano un’accelerata da +7,4% a +11,9% e quelli non regolamentati che attenuano sempre più il loro calo».

Di fatto per Federconsumatori si stima per il 2025 «una stangata di +914,04 euro annui a famiglia. Stangata che si abbatterà su una situazione già compromessa dai continui rincari registrati negli ultimi anni, che hanno determinato modifiche nelle abitudini di consumo e rinunce importanti da parte delle famiglie. In assenza di misure adeguate a contrastare i nuovi aumenti e a sostenere le famiglie, questo andamento non farà altro che accrescere difficoltà, disagio e disuguaglianze. Per questo è indispensabile che il Governo si decida ad adottare serie e incisive misure».

A rischiare di aggravare la situazione già critica per l’economia di consumatori e imprese c’è la proposta del governo Meloni di ritoccare le accise gravanti sui carburanti, con il cosiddetto “riequilibrio ambientale” tra gasolio – oggi con un’accisa agevolata – e benzina. La proposta del governo punta ad aumentare di un centesimo al litro all’anno l’accisa sul gasolio a fronte di altrettanto calo per la benzina, sorvolando sul fatto che a consuntivo i maggiori consumi di gasolio rispetto a quelli della benzina – sono più che doppi – generano un saldo positivo nei conti dello Stato. Soldi che, sempre nelle intenzioni del governo Meloni, sarebbe utilizzabili per finanziare il rinnovo del contratto dei lavoratori del trasporto pubblico che interessa 110.000 autoferrotranvieri per un costo di 500 milioni di euro.

Ritocco che, oltre a buttare alle ortiche le promesse elettorali di un calo delle accise fatte in campagna elettorale dalla stessa Giorgia Meloni, rischia di dare nuova linfa all’inflazione visto che con il gasolio in Italia si muove l’intera economia. Meglio sarebbe agire sulla ricca selva degli sprechi nazionali, trovando lì le risorse per il contratto degli autoferrotranvieri, allineando le accise della benzina a quelle del gasolio, senza ritocco al rialzo di quest’ultimo.

 

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