Servono riaperture graduali e in sicurezza per dare certezze e futuro alle imprese: lo afferma Confcommercio commentando il nuovo decreto approvato dal Consiglio dei ministri osservando come «con il nuovo decreto, da dopo Pasqua e per tutto aprile, vi saranno, in Italia, solo zone rosse o arancioni, salvo deroghe collegate agli andamenti dell’epidemia e del Piano vaccinale. Si conferma, dunque, il ricorso al “più chiusure” con i suoi ormai insostenibili costi economici e sociali, mentre ancora stenta il decollo operativo del circuito vaccini, tracciamenti, controlli. Sono a rischio centinaia di migliaia di imprese con ripercussioni gravissime per i posti di lavoro».
Nel 2020, ricorda Confcommercio, «i consumi sono crollati di circa 130 miliardi di euro. In questa Pasqua, ne andranno persi circa 15 miliardi. Sono cifre che confermano l’assoluta insufficienza di ristori e sostegni: di quelli erogati e di quelli ancora attesi. Serve una svolta – insiste Confcommercio – prima che sia troppo tardi. Serve una svolta per dare certezze e futuro alle imprese. Una svolta fondata sulla riapertura graduale e al più presto delle attività, in piena sicurezza con i protocolli già esistenti. È la svolta che chiediamo al Governo Draghi. È attesa da tempo, ma ancora non si vede».
Dal nazionale alle territoriali. Per il presidente di Confcommercio Veneto e Ascom Padova, Patrizio Bertin, «sinceramente, in quanto imprenditori, ci attendevamo qualcos’altro dal nuovo decreto che non solo non apre, ma prevede per tutto aprile solo zone rosse o arancioni salvo deroghe che voglio sperare abbiano il carattere dell’oggettività e non delle scelte politiche. A tutti è evidente che servono subito riaperture progressive e in sicurezza. Il premier Draghi, sul quale abbiano riposto grandi speranze, deve operare quella svolta che, purtroppo, ancora non si vede».
In Trentino si muovono all’unisono le tre organizzazioni del Terziario: per i presidenti di Confcommercio del Trentino, Giovanni Bort, Confesercenti del Trentino, Renato Villotti, e dell’Assocazione degli albergatori trentini, Gianni Battaiola, è necessario «definire un piano di riaperture certo che possa permettere a esercenti, imprenditori e albergatori di ritornare operativi in tempi rapidi». Gli esponenti delle tre categorie hanno lanciato un appello alla Provincia di Trento affinché «fornisca gli strumenti per programmare una riapertura in sicurezza, auspicando una maggiore attenzione nei confronti del settore e nuovi interventi a sostegno delle imprese. Alle nostre categorie viene fatto pagare il prezzo della pandemia. Ci troviamo in un momento drammatico per le nostre categorie, ad un anno dall’inizio delle limitazioni imposta dal Governo. Se non si interviene subito molte imprese chiuderanno per sempre. Noi siamo dalla parte del lavoro, ora serve un piano di rilancio».
Intanto, il malessere della categoria degli operatori di ristoranti e bar sfocia in una protesta nazionale a Roma per il prossimo 13 aprile, all’insegna de #SiamoATerra bis organizzata da Fipe Confcommercio.
«Torniamo in piazza a sei mesi dalla precedente manifestazione per dare coralmente volto e voce all’esasperazione di un settore in ginocchio» afferma la Fipe. Mentre a ottobre il disagio era stato espresso apparecchiando simbolicamente tavole vuote nelle piazze d’Italia, il prossimo 13 aprile – sempre in piazza, ma a Roma – è stata convocata l’assemblea straordinaria della Federazione «per chiedere direttamente al governo, e alla politica in generale, un impegno preciso: una data della ripartenza e un piano per farlo in sicurezza. Sarà una forma di protesta ordinata e costruttiva, coerente con lo stile di una Federazione che ha sempre cercato un confronto con le istituzioni, rifuggendo populismi, polemiche e strumentalizzazioni e che oggi vuole dare un altro segnale forte».
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