La ripresa delle normalità economica – che sta tornando nei campi del turismo, tempo libero e della convivialità – è messa a rischio dal forte rincaro delle spese obbligate, a partire da quelle energetiche, con molti settori che stentano a risollevarsi, a partire dall’automotive e dall’abbigliamento, denuncia l’Ufficio studi di Confcommercio sulle spese obbligate delle famiglie tra il 1995 e il 2022.
Un quadro che rischia un forte rallentamento, soprattutto dopo l’estate, a causa dell’impatto sul potere di acquistodelle famiglie dell’inflazione (prevista intorno al 7% nel 2022), degli aumenti dell’energia e delle spese obbligate; queste ultime, infatti, nel 2022 raggiungono la quota record del 42,9% sul totale dei consumi, il valore più alto di sempre, con un incremento dell’incidenza di 6,3 punti dal 1995 ad oggi.
Su un totale consumi all’anno di oltre 19.000 euro pro capite, per le spese obbligate se ne vanno 8.154 euro (+152 euro rispetto all’anno scorso), tra queste spese, la quota principale è rappresentata dalla voce abitazione (4.713 euro), ma il contributo maggiore all’incremento complessivo viene dall’aggregato energia, gas e carburanti (1.854 euro) che, nella media del 2022, raggiunge un’incidenza sul totale consumi del 9,7%, valore mai registrato prima. Un livello che avrà l’effetto di comprimere la spesa su molte aree delle spese libere con il rischio di deteriorare il clima di fiducia attuale e prospettico.
L’aggiornamento al 2022 della scomposizione dei consumi delle famiglie tra spese obbligate e spese commercializzabili, pur continuando ad essere influenzato da quanto accaduto dalla primavera del 2020, risente in misura significativa della ripresa dell’inflazione che colpisce in modo profondamente eterogeneo le varie categorie di spesa.
Le spese obbligate, attraverso la dimensione dei prezzi dell’energia, sono le più colpite. Raggiungono quasi il 43% di quota sul totale consumi (inclusi gli affitti), un valore mai osservato prima. Rispetto a un valore strutturale del 39-40%, lo scarto attualmente registrato è abnorme. Questa differenza può essere attribuita per la metà – circa 1,5 punti percentuali – a elettricità, luce e gas la cui incidenza è salita al 9,7%. Per converso, nel 2022, rispetto al 2019, si riassorbono quasi del tutto le oscillazioni sui beni commercializzabili, mentre i servizi devono ancora ritrovare un valore di equilibrio.
La decisa accelerazione dei prezzi registrata dalla metà del 2021 ha colpito essenzialmente le voci incluse tra le spese obbligate, determinando un innalzamento dell’incidenza delle stesse di mezzo punto percentuale rispetto al 2021 portandole a rappresentare il 42,9% del totale. All’interno delle spese obbligate un ruolo preponderante è svolto da quelle relative all’abitazione a cui vengono destinati – tra affitti, manutenzione, energia, acqua, smaltimento rifiuti – oltre 4.713 euro a persona. In valore, ciò rappresenta quasi un quarto delle spese complessivamente destinate ai consumi. Nel 1995, a questa funzione veniva destinato il 18% dei consumi a valore.
Per quanto riguarda le spese obbligate legate alla mobilità – assicurazioni, carburanti e manutenzione dei mezzi di trasporto – dopo la decisa riduzione registrata nel 2020, per il 2022 si stima il ritorno ai livelli di consumo pre pandemici(1.899 euro per abitante ai prezzi del 2022).
Sui capitoli abitazione e mobilità un ruolo preponderante nelle dinamiche a valore dell’ultimo periodo è stato svoltodagli energetici (regolamentati e non). Considerando solo l’energia e i carburanti si evince che a fronte di un aumento limitato del dato a prezzi costanti (36 euro), rappresentativo delle quantità, l’incidenza è salita in un solo anno di due punti percentuali arrivando al 9,7%, valore mai raggiunto finora.
Più modesti appaino i movimenti del complesso dell’area destinata alle spese per la salute ed alle altre spese obbligate. I prezzi dei consumi obbligati nel 2022 evidenziano una crescita eccezionale, enfatizzata dagli effetti degli eventi bellici. Fatto 100 ciascun indice di prezzo nel 1995, nel 2022 si stima che il prezzo medio ponderato delle spese obbligate raggiunga un valore pari a 203,9 a fronte di 168,7 per il complesso dei consumi.
I beni e i servizi commercializzabili presentano dinamiche attorno alla metà rispetto a quelle delle spese obbligate. La tendenza, seppure enfatizzata nell’ultimo biennio, è di lungo periodo ed ha radici profonde. I prezzi di molte delle speseche confluiscono nell’aggregato degli obbligati si formano sovente in regimi regolamentati e, comunque, in mercati scarsamente liberalizzati. Ciò si è riflesso in una perdurante pressione inflazionistica che ha sottratto risorse ai consumi che meglio rappresentano i gusti e le scelte delle famiglie. È auspicabile che, anche nell’attuazione del PNRR, attraverso la realizzazione di un ampio programma di riforme, vengano rimosse, almeno in parte, le strozzature ancora presenti in questi mercati, così da riportare l’inflazione dei beni e servizi obbligati più in linea con le dinamiche osservate per i commercializzabili, dopo il riassorbimento dello shock sui costi dell’energia.
«La crescita a dismisura del costo dell’energia incide pesantemente anche sulle spese obbligate, come quelle per la casa, che toccano livelli record – afferma il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli -. Per evitare di deprimere i consumi e congelare la ripresa è necessario che l’Europa metta un tetto al prezzo del gas e il Governo agisca più incisivamente su caro energia e cuneo fiscale».
Pure i consumatori sono preoccupati: per l’Unione Nazionale Consumatori (Unc), l’allarme lanciato da Confcommercio sul caro energia è «più che fondato. E’ inevitabile che le spese obbligate orami alle stelle stanno comprimendo gli acquisti dei prodotti non necessari, che si possono rinviare a tempi migliori, con effetti negativi sui consumi finali e sul Pil in volume – commenta Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori -. Secondo gli ultimi prezzi stabiliti da Arera e scattati dal 1° luglio per il mercato tutelato, una famiglia tipo pagherà su base annua, nell’ipotesi di prezzi costanti, 1.121 euro per la bolletta della luce e 1.731 euro per quella del gas, per un totale di 2.852 euro. Una stangata ancora maggiore a quella stimata da Confcommercio che si riferisce comunque alla spesa pro capite comprensiva della benzina. Per questo – conclude Dona – il Governo deve fare di più. Il bonus di 200 euro èinsufficiente per invertire questa rotta e servono interventi aggiuntivi per luce, gas e benzina, i cui rincari, oltre ad aumentare le spese obbligate come dice giustamente Confcommercio, stanno facendo esplodere l’inflazione».
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