“Cluster Italia Foresta Legno”: al Masaf firmato l’accordo

Obiettivo arrivare ad una filiera interamente nazionale di comparto per assicurare la manutenzione e sfruttamento sostenibile della risorsa, anche a fini energetici.

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Cluster Italia Foresta Legno legno Lagorai val campelle novembre 2009 tronchi tagliati 1

È stato firmato al ministero dell’Agricoltura della Sovranità alimentare e delle Foreste, alla presenza del ministro Francesco Lollobrigida, il protocollo di intesa che ha dato avvio al primoCluster Italia Foresta Legno”. Il dicastero centra il primo obiettivo della Strategia Nazionale Forestale e si pone all’avanguardia in Europa.

«Oggi raggiungiamo un obiettivo che riteniamo fondamentale, quello di creare un “Cluster Italia Foresta Legno” che mette insieme le migliori energie del mondo della ricerca, della produzione, e che può garantire da una parte la sostenibilità ambientale, con la crescita di un sistema foresta sano, dall’altra una sostenibilità produttiva che renda interessante investire sul legno, insieme a tutti gli elementi della filiera e le imprese a questi collegati. Le potenzialità sono enormi. I risultati pongono la nostra Nazione all’avanguardia sul piano europeo e mondiale in questo settore – ha dichiarato Lollobrigida -. Il Masaf ha deciso di scrivere una strategia vincente, ossia quella di consentire all’Italia di avere una capacità autonoma di produzione di legno di qualità e valorizzare le potenzialità della nazione. Vogliamo raggiungere l’obiettivo, lanciato dal presidente Meloni al Salone del Mobile, di arrivare a una filiera del legno che abbia una vocazione anche di approvvigionamento più ampia a livello territoriale per ottenere anche la sovranità forestale».

Le attività produttive legate alla selvicoltura e all’industria del legno e della carta valgono circa l’1% del Pil e il valore della produzione complessiva della macro-filiera del legno italiana si attesta sui 39 miliardi di euro, che, complessivamente, rappresenta circa il 4,5% del fatturato manifatturiero nazionale.

Il tasso di utilizzazione delle risorse forestali italiane è basso (prelievo legnoso stimato al 24% dell’incremento annuo di volume), e scarso è il valore merceologico del prodotto prelevato (prevalentemente legna da ardere): ciò rende il Paese fortemente dipendente dall’estero.

Il bosco italiano occupa 10,5 milioni di ettari, il 34,74% della superficie totale dell’Italia, di cui il 63,5% di proprietà privata. Si va dalla Liguria con una densità boscosa del 62,6% e dal Trentino (60,5%) fino ad arrivare alla Sicilia (10%) e, per finire alla Puglia (7,5%). I boschi cedui rappresentano il 41,8% della superficie a bosco, mentre il 36,1% è occupato dalle fustaie.

«La strategia vincente – ha aggiunto Lollobrigida – è di avere una capacità autonoma di produzione di qualità e valorizzare le nostre potenzialità, sviluppandole al massimo. Stiamo parlando di captazione della CO2 in atmosfera, della manutenzione del territorio, che in alcune aree è maggiore rispetto ad altre, e della manutenzione dei fiumi per organizzare il deflusso dell’acqua in maniera ordinata. Dobbiamo ripensare la manutenzione dei fiumi per evitare un deflusso irregolare o degli argini che creano esondazioni».

«Oggi è un grande giorno per il sistema foresta legno italiano che con la creazione del “Cluster Italia Foresta Legno” si allinea alle migliori esperienze europee. Si attua il primo degli obiettivi della Strategia forestale, con la collaborazione di mondo dell’industria, della trasformazione, della ricerca nel segno della sostenibilità delle foreste e della bioeconomia circolare – ha sottolineato Alessandra Stefani, direttore della direzione generaledell’economia montana e delle foreste del Masaf -. Il legno è solo una delle produzioni della foresta, che in Italia si sa ricavare rispettando tutte le altre funzioni e tutte le altre produzioni. Foresta e legno sono natura, biodiversità, salute, capacità manifatturiere, ingegno e bellezza tutti italiani».

Quindici i soggetti che costituiscono il primoCluster Italia Foresta Legno”: Federlegnoarredo, CNA, Confartigianato, Confcooperative, LegaCoop Associazione Generale Cooperative Italiane, Consorzio Legno Veneto, Cluster Arredo Legno FVG, FSC Italia, PEFC Italia Uncem Nazionale, Università della Basilicata, Università di Padova, Università della Tuscia e CNR.

Tra gli scopi del cluster, la promozione e il sostegno di iniziative rete tra mondo forestale e mondo della prima e seconda lavorazione del legno, il rafforzamento dei legami tra le imprese, le istituzioni territoriali e gli enti di ricerca, anche per sostenere il trasferimento tecnologico e mettere a sistema le realtà di aggregazione industriale e le reti già presenti in ambito locale, regionale e sovraregionale, creando sinergie nei processi di innovazione e di marketing.

Tra i compiti principali, anche quello di valorizzare il prodotto legnoso nazionale, basato su principi di certificazione di qualità, di sostenibilità e di tracciabilità. Particolare attenzione viene posta alla ricerca e innovazione di settore portata avanti dalle Università italiane e dai centri di ricerca, affinché ogni innovazione possa trovare il giusto canale per poter arrivare alle filiere economiche e, viceversa, poter costruire insieme ai settori produttivi delle progettualità mirate e coerenti con le grandi sfide che il mondo forestale sta affrontando e affronterà nei prossimi anni.

«Il legname lavorato in Italia è per lo più di provenienza estera. C’è bisogno di una regia per ridare valore ai nostri boschi, sono ancora oggi troppo pochi quelli certificati» spiega Cristian Maretti, presidente di Legacoop Agroalimentare, una delle sigle che hanno sottoscritto, oggi al Masaf, l’atto costitutivo dell’associazione “Cluster Italia Foresta Legno”.

«Per noi la selvicoltura è un aspetto fondamentale per l’economia dei piccoli borghi e per la tutela del territorio. Far ripartire la filiera del legno vuol dire garantire la sopravvivenza delle aree interne del Paese. Per questo chiediamo al Governo di considerare questa dimostrazione di potenzialità e vitalità che il settore ha dato, attraverso un rafforzamento cospicuo della dotazione finanziaria prevista» conclude Maretti.

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