A 8 settimane dall’avvio delle misure sugli ammortizzatori sociali varate dal governo BisConte la situazione è drammatica e peggiora sempre di più soprattutto per l’erogazione della Cig in deroga.
L’Osservatorio Confimprese rileva che oltre l’80% delle aziende associate (350 marchi commerciali, 700.000 dipendenti) ha fatto richiesta della Cig in deroga per aziende multilocalizzate, ma l’85% di queste non ha ancora ricevuto conferma di accettazione. Il 100% dichiara che la Cig in deroga non è ancora stata erogata. Il picco delle richieste si è verificato nella V settimana di chiusura dal 6 al 12 aprile, seguito dall’VIII settimana (27 aprile-3 maggio).
Il colpo di scena arriva dall’Inps che precisa che per le aziende multilocalizzate in più regioni il Mise effettual’istruttoria e, nel caso in cui accerti la sussistenza dei presupposti, quantifica l’onere previsto e lo trasmette all’Inps. A seguito dell’avvenuta emanazione del decreto ministeriale, è necessario inviare un’ulteriore richiesta. Per ottenere il pagamento, le imprese devono anche compilare anche altre domande per il conteggio delle ore di ogni singolo dipendente.
«La situazione è gravissima, i dipendenti delle imprese del commercio sono disperati. La burocrazia è la piaga del Paese, si rivela inefficace e rischia di mettere in difficoltà le famiglie che non hanno neanche più le risorse per fare la spesa – afferma Mario Resca, presidente di Confimprese -. Le imprese del commercio non hanno liquidità, rinunciano a riaprire i negozi, il 30% rischia di non rialzare le serrande. Prevediamo un futuro nero che si aggraverà con l’arrivo dell’autunno».
Negativi anche i risultati sul Fondo integrazione salariale (Fis). È stato erogato al 3,6% delle imprese e il 52% di chi ha fatto richiesta ha ricevuto conferma di accettazione, ma solo il 40% ha chiesto all’Inps il pagamento diretto al lavoratore. Il 21% dei dipendenti, che non ricevono stipendio da 2 mesi, a fronte dell’accordo di Abi con alcuni istituti di credito per l’anticipo della Cig in deroga, si è visto rifiutare dalla propria banca l’anticipo della mensilità.
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