Chiudono due negozi ogni ora afferma un’indagine di Confesercenti e nel 2023 la situazione non migliora. Non solo: tra il 2022 e l’anno in corso si sta riducendo di 14,7 miliardi la capacità di spesa degli italiani che hanno attinto ai risparmi, bruciandone per 52,9 miliardi nel 2022 e, si stima, per altri 27 miliardi nel 2023.
Confesercenti lancia l’allarme dopo un’indagine condotta da Ipsos, proponendo al governo un pacchetto di suggerimenti per «recuperare 5,5 miliardi di euro di vendite e salvare 30.000 attività commerciali dalla scomparsa nei prossimi sette anni».
Per la presidente di Confesercenti, Patrizia De Luise, è necessaria« una “shop tax reduction”, un regime fiscaledi vantaggio per i negozi sotto i 400.000 euro annui di fatturato», oltre a «un pacchetto di formazione per gli imprenditori, sostegno all’innovazione e agli investimenti tecnologici, e l’introduzione della cedolare secca per le locazioni commerciali, subordinandone l’accesso alla concessione di un canone concordato al locatario, verificata e garantita dalle associazioni di categoria».
De Luise chiede anche «interventi per i consumi delle famiglie. Sarebbe opportuno anticipare almeno in parte la riforma fiscale e pensare a detassare gli aumenti retributivi, intervento che ci farebbe recuperare miliardi di euro di consumi e aiuterebbe la ripartenza della contrattazione».
I commercianti attendono la convocazione di un tavolo al ministero delle Imprese sul rischio desertificazione per i negozi di vicinato. Il ministro Adolfo Urso, intervenuto alla presentazione del rapporto Ipsos, garantisce attenzione, ma sul tavolo glissa: «dobbiamo sviluppare una politica che consenta anche a chi ha un esercizio commerciale di presidiare il territorio, sia nei centri urbani e soprattutto nei centri storici, sia per i piccoli borghi del nostro Paese. Ogni esercizio commerciale aperto è un presidio nel territorio. Stiamo sviluppando un confronto con tutte le realtà produttive, settoriale, per filiere – specifica Urso -: anche in questo caso c’è un confronto molto aperto, lo sta facendo il sottosegretario Bitonci che ha la delega a esercizi commerciali e consumatori. Il confronto è quotidiano».
Chiudono due negozi ogni ora: per De Luise «servono misure strutturali per sostenere i negozi di vicinato, che continuano a diminuire. In confronto al 2019, a fine 2023 si conteranno oltre 52.000 imprese del commercio in meno, per un declinocomplessivo del 7%. E con la tendenza attuale, la stima per i prossimi sette anni, da qui al 2030, è di una contrazione di circa 73.000 (-11% sul totale), ad un ritmo di 18 negozi spariti al giorno».
La perdita di potere di acquisto degli italiani, «un vero e proprio crollo», pesa sul tessuto dei negozi di vicinatopiù della concorrenza dell’online, dice Confesercenti che rappresenta oltre 350.000 piccole e medie imprese, confortata dall’indagine sul futuro del commercio, realizzata con Ipsos, che quasi a sorpresa fa emergere che i consumatori di ogni età, anche giovani e giovanissimi, nella maggioranza dei casi preferiscono i negozi tradizionali agli acquisti digitali: «i negozi fisici continuano ad essere ancora il canale d’acquisto preferito per sei delle nove categorie merceologiche prese in esame. I negozi non sono da boomer».
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