Proseguono le prese di posizione sulla ratifica o meno del trattato Ceta che dovrebbe liberalizzare quasi completamente gli scambi commerciali tra Unione Europea e Canada. Gli artigiani e le piccole imprese aderenti a Cna si schierano a favore della sua applicazione.
In una nota diffusa dalla categoria, si afferma che «Cna rivolge un appello al ministro Luigi Di Maio affinché l’Italia ratifichi l’accordo Ceta, accantonando ogni pregiudizio in merito alla liberalizzazione degli scambi commerciali con i nostri migliori partner. L’economia italiana è corroborata dall’export che concorre a realizzare quasi un terzo del prodotto interno lordo. Una crescita delle esportazioni si traduce in maggiore occupazione, maggiori redditi distribuiti e maggiori entrate fiscali e contributive».
Secondo la Cna «le politiche di restrizione degli scambi commerciali con i paesi esteri impoveriscono tutti. È un appello che parte da chi rappresenta migliaia di esportatori che contribuiscono in modo significativo a realizzare i quasi 4 miliardi di esportazioni che, negli ultimi 15 anni, sono cresciute quasi del 60%. Nei principali settori nei quali si concentra la domanda di beni italiani in Canada, e cioè meccanica, alimentari e sistema moda, il contributo delle micro, piccole e medie imprese alle esportazioni supera abbondantemente i cinquanta punti percentuali».
Per Cna «il Ceta permette di sciogliere i vincoli e le barriere ancora esistenti attraverso la riduzione dei dazi e il riconoscimento di 41 indicazioni geografiche italiane (quasi la totalità dei prodotti Dop e Igp italiani esportati in Canada). Si tratta di un risultato importante che non va disperso, ma piuttosto implementato in futuro per favorire le relazioni e gli scambi con un partner strategico nelle relazioni commerciali del nostro Paese, garantendo al contempo gli alti standard qualitativi con i quali sono tutelati i cittadini europei».
Il tema della tutela dei prodotti tipici italiani su cui Coldirtti ha mobilitato gran parte della politica trovando sostegno, è il punto cardine su cui verte la ratifica o meno del trattato. Nessuno dubita delle positive ricadute della liberalizzazione degli scambi sul fronte della manifattura, ma sarebbe probabilmente utile che il tema della tutela dell’agroalimentare venga rivista, per risolvere quelle “sviste” che sono contenute nel trattato, probabilmente a causa della poca attenzione da parte di chi ha trattato per la parte italiana il settore dell’agroalimentare.