Secondo l’analisi del Centro studi Confindustria, la dinamica dei consumi delle famiglie è stata debole finoad aprile, a causa dell’incertezza sulla crisi sanitaria e delle misure di contenimento in atto per fermare l’epidemia di Covid-19. La spesa, pur avendo recuperato in parte, appare lontana dai livelli pre-crisi. L’indicatore dei consumi di Confcommercio in aprile risulta in marginale arretramento, è aumentato del 45% rispetto a un anno prima, ma segna un -23% rispetto ad aprile 2019. Le immatricolazioni di auto in aprile si sono attestate a circa 145.000 unità, contro le 4.000 di aprile 2020 quando l’Italia era in pieno confinamento, ma rispetto ad aprile 2019 i livelli sono ancora inferiori del 17%.
Qualcosa potrebbe cambiare grazie all’accelerazione recente della campagna vaccinale e agli effetti positivi sulla curva dei contagi che hanno consentito da fine aprile di allentare pian piano le restrizioni. Da maggio è attesa una graduale ripresa della spesa delle famiglie. La fine delle restrizioni ha rilanciato la fiducia dei consumatori, salita in maggio a 110,6, quasi sui livelli di febbraio 2020. Le riaperture delle attività nei servizi determineranno uno spostamento della spesa verso quei settori che erano stati fortemente penalizzati dalle restrizioni. Il recupero, però, potrebbe non essere rapido, né completo. Secondo una recente indagine di Banca d’Italia, circa il 60% delle famiglie dichiara difficoltà ad arrivare a fine mese (10 punti in più rispetto alla situazione pre-pandemia).
L’indagine del Centro studi Confindustria mostra che circa il 40% dei nuclei familiari ha speso meno del reddito annuo nel 2020, riuscendo così ad accumulare risparmio. Però, solo un terzo di questo risparmio verrebbe consumato nel corso del 2021. Secondo stime CsC, l’eccesso di risparmio “forzato”, accumulato nel 2020 dalle famiglie che non hanno sofferto un crollo del reddito, ammonta a circa 26 miliardi di euro. Tale risparmio rappresenta una risorsa che potrà alimentare il rimbalzo dei consumi già da questa primavera, ma soprattutto in estate, se i contagi continueranno a ridursi. Tuttavia, gli effetti permanenti della crisi sanitaria sui comportamenti degli individui tenderanno a frenare una piena ripartenza dei consumi. Le famiglie, infatti, saranno orientate a gestire i bilanci con maggiore prudenza rispetto al passato e ciò comporterà che non tutto il risparmio accumulato verrà speso. Questo atteggiamento prudenziale è, in particolare, legato alle incertezze sulle prospettive economiche.
Coerente con la debolezza della domanda, la dinamica dei prezzi al consumo in Italia resta bassa: è risalita al +1,1% annuo in aprile, da valori negativi a fine 2020. Il Paese è molto sotto l’obiettivo BCE del 2,0% (+1,6% l’inflazione nell’Eurozona). La risalita dei prezzi in Italia è stata trainata dal rialzo dei prezzi energetici(+9,8%), che però è transitorio, data la stabilizzazione del Brent ai livelli pre-crisi. La dinamica dei prezzi finalidei beni industriali, invece, resta molto moderata (+0,3% annuo). E la “core inflation”, compresi anche i prezzi dei servizi, è molto bassa (+0,5%). Anche se l’attesa ripartenza dei consumi e il piano NG-EU creeranno più spazio per aumenti dei prezzi, siamo lontani da uno scenario inflazionistico.
La dinamica quasi piatta dei prezzi finali dei beni industriali fotografa la difficile situazione delle imprese italiane che, secondo il Centro studi Confindustria, fanno molta fatica a trasferire a valle i forti rincari internazionali delle merci che importano per produrre, e ciò proprio a causa dei consumi deboli in Italia. Questo sta determinando, nella prima metà del 2021, una brusca compressione dei margini operativinell’industria, complicando ulteriormente una situazione già difficile in termini di cash flow delle imprese.
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