Caro energia: indagine CNA sulle imprese

«Quasi l’80% delle aziende prevede una riduzione dei margini e 200.000 imprese temono di dover fermare l’attività». 

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Rientro in servizio maggior tutela mercato libero dell'energia concorrenza antitrust caro energia

Il caro energia con l’enorme rialzo delle bollette dell’elettricità nell’ultima parte dell’anno ha fatto schizzare di oltre il 30% la spesa nella media del 2021 rispetto al 2019 per i settori delle costruzioni e dei trasporti, soltanto la filiera del turismo mostra un incremento inferiore al 20%. Per il 2022, secondo l’indagine realizzata dal Centro Studi della CNApresso circa 2.500 imprese, le prospettive sono di nuovi vistosi rincari considerando che i prezzi del primo trimestre mostrano un balzo del 112% rispetto allo stesso periodo del 2019.

La rilevazione della Cna mostra che il 95% delle imprese ritiene che il caro energia avrà un forte impatto sulla propria attività, solo il 5% indica che non ci saranno effetti significativi. Per le imprese del comparto costruzioni l’importo della bolletta è aumentato del 33,1% tra il 2019 e il 2021, per i trasporti 31,9% e per la manifattura il 29,9%. Incrementi del 21,4% per il commercio, 18,6% per la filiera del turismo e 23,3% per gli altri servizi.

Per fronteggiare il caro energia il 53% delle imprese si vedrà costretto a ritoccare i listini in particolare manifattura e costruzioni (rispettivamente 62,8% e 54,4%) mentre il 66% delle imprese di trasporto, il 64% dei servizi alle imprese e il 56% dei servizi alla persona indicano che manterranno invariati i prezzi.

L’impennata dei costi energetici provocherà un taglio dei margini di guadagno per il 77,5% del campione, soltanto il 10,6% prevede di ridurre la produzione e il 6,8%, pari a 200.000 imprese, prospetta il fermo dell’attività a causa di costi insostenibili con punte del 24% nel settore del turismo. Per il 17% del settore servizi alle imprese non ci sarà alcun impatto significativo e per l’11% delle costruzioni.

Il sistema delle imprese sta già realizzando una serie di iniziative per attutire l’impatto del caro energia, in particolare il 43,6% del campione intende ridurre altre voci di spesa e il 42% pensa di aggiornare con maggiore frequenza i listini. Rilevante la quota di imprese (37% del totale) che è orientata a rinviare investimenti programmati. Meno diffuse le azioni di natura strutturale. Quasi un’impresa su 5 investirà in tecnologie di efficientamento energetico con valori simili tra i vari settori ad eccezione dei servizi alle imprese dove la percentuale sale al 32,1%. Il 10% del campione ritiene che dovrà ridurre l’organico e il 7,6% pensa di dover tagliare il monte retribuzioni.

L’indagine evidenzia inoltre una serie di opzioni strategiche per rafforzare il sistema energetico nazionale. Oltre il 91% delle imprese intervistate indica la priorità di potenziare la produzione di energia da fonti rinnovabili. Per l’84% è necessario ammodernare le infrastrutture di rete e il 77,3% sottolinea l’esigenza di assicurare una effettivaconcorrenza nel mercato dell’energia elettrica.

«Il caro energia rischia di generare una drastica frenata della ripresa economica – commenta il presidente di Cna,Dario Costantinierodendo i margini di guadagno e la fiducia delle imprese. Gli interventi approvati dal Governo sono utili, ma è necessario individuare rapidamente soluzioni efficaci e strutturali». Costantini sottolinea che il costodell’energia che grava su micro e piccole imprese sconta «una bolletta mal strutturata. La distribuzione degli oneri generali di sistema è fortemente iniqua e penalizza maggiormente le imprese più piccole che sopportano il 49%del gettito complessivo e assicurano 4,7 miliardi l’anno, risorse che potrebbero essere investite nei processi produttivi. Il risultato è che una piccola impresa paga l’energia quattro volte di più rispetto un’impresa di grandi dimensioni. E ciò è davvero inaccettabile

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