Al lavoro per un decreto contro il caro bollette, sterilizzando gli oneri di sistema e avviando la separazione del prezzo dell’energia elettrica da quello del gas.
Caro energia e manifattura: i costi troppo alti della prima sono tra le cause principali del crollo della produzione industriale, una situazione in cui è necessario intervenire subito perché si mettono a rischio «crescita e coesione sociale»: il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, rilancia l’allarme e fa un appello sferzando il governo Meloni e le forze politiche ad agire.
Orsini chiede misure immediate per il caro energia e manifattura italiana. A partire da un intervento sul prezzo dell’energia. Che pesa tanto sulle imprese, quanto sulle famiglie. Un tema di cui il governo Meloni è consapevole e su cui sta lavorando per mettere a punto il decreto contro il caro-bollette. L’arrivo di un provvedimento ad hoc nelle prossime settimane è stato indicato dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, durante il “question time” al Senato.
Il provvedimento sarebbe in preparazione al ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica e, fra le misure allo studio, c’è l’eliminazione del divario fra il prezzo del gas sul mercato europeo Ttf di Amsterdam e quello sul mercato italiano Psv, la compensazione della tassazione europea Ets sulle emissioni a carico dei produttori di energia, il potenziamento dell’energy release, che concede l’elettricità a prezzi calmierati alle imprese energivore.
Dopo due anni di fila di produzione industriale in calo, serve fare presto – incalza Orsini – che chiede «scelte rapide e nette», oltre ad un piano triennale di politica industriale, con misure immediate, a partire da un intervento sul meccanismo di formazione del prezzo dell’energia per disaccoppiare in bolletta gas e rinnovabili. E sul fronte degli investimenti, con la richiesta di allargare l’Ires premiale e riattivare “Industria 4.0” dotando il piano di nuove risorse, magari dirottandone da quello di “Industria 5.0” impantanato nelle sacche della burocrazia e delle complicazioni, dove solo 395 milioni dei 6,23 miliardi di euro sono stati effettivamente richiesti dalle imprese.
Per il presidente di Confindustria, «ci aspettiamo che il governo Meloni e le forze politiche facciano proprio questo appello ad agire. Confindustria è pronta a fare la sua parte».
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