Burocrazia italiana corre con il freno tirato

Indagine Cgia sulle code agli sportelli. Situazione critica nel Mezzogiorno.

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Burocrazia italiana

La burocrazia italiana si conferma tra le peggiori in Europa e, dopo al fine della pandemia da Covid, i cittadini hanno ricominciato a frequentare gli uffici pubblici e, conseguentemente, i tempi di attesa agli sportelli sono tornati ad aumentare.

Rispetto a prima dell’avvento della pandemia, i livelli di produttività di moltissime amministrazioni pubbliche sono ancora sotto soglia, complice il mancato presidio di molti sportelli vuoi per il telelavoro, vuoi per il pensionamento degli addetti senza aver effettuato la sostituzione con un neo assunto.

Nelle ASL e nei comuni, soprattutto del Sud, le code agli sportelli sono tornate ad allungarsi e ad aspettare più a lungo sono le persone anziane. I giovani e le persone di mezza età, infatti, patiscono meno questi disagi; con maggiori conoscenze informatiche degli “over 64”, sempre più spesso non hanno la necessità di recarsi presso gli uffici pubblici. Secondo l’Ufficio studi della Cgia, grazie all’utilizzo del personal computer o dello smartphone, da qualche anno possono entrare in possesso dei documenti che necessitano standosene comodamente a casa.

A livello regionale, nel 2023 gli sportelli ASL piùlumaca” nell’espletare i referti e le pratiche tecnico/burocratiche sono stati quelli ubicati in Sicilia. Nella regione più a sud del Paese, il 68,4% degli “over 18” ha dichiarato di aver atteso più di 20 minuti. Seguono le ASL di Molise con ritardi denunciati dal 67,6% dei cittadini, la Calabria con il 67,2%, la Campania con il 65,8% e la Basilicata con il 65%. Tra il 2021 e il 2023 le regioni dove “idealmente” la fila agli sportelli ASL è aumentata maggiormente sono l’Abruzzo (+11 persone), il Veneto e la Basilicata (entrambe con +10 persone) e la Sardegna (+9 persone)

Sempre a livello regionale, nel 2023 gli sportelli degli uffici anagrafe piùlenti” nel consegnare i certificati richiesti dai propri residenti sono stati quelli relativi ai comuni laziali: il 44,1% degli “over 18” ha dichiarato di aver atteso più di 20 minuti. Seguono i comuni della Sicilia con il 43,3%, quelli della Puglia con il 34,7%, quelli della Calabria con il 33,5% e quelli della Campania con il 32,2%. Tra il 2021 e il 2023 i comuni dove “ipoteticamente” la fila agli sportelli dell’anagrafe è aumentata maggiormente sono la Calabria (+8 persone), l’Umbria (+6 persone) e l’Abruzzo (+5 persone).

Diversamente, le amministrazioni comunali che in questi due ultimi anni hanno visto diminuire la fila sono state quelle del Molise (-6 persone), delle Marche (-3 persone), dell’Emilia Romagna, Piemonte e Campania (tutte e tre con -2 persone)

L’efficienza degli uffici anagrafe dei comuni è inversamente proporzionale al crescere della dimensione di questi ultimi. Il numero delle persone che nel 2023 ha denunciato di essere stato in attesa più di 20 minuti davanti allo sportello dell’anagrafe nelle amministrazioni con meno di 10.000 abitanti è stato del 12,6%, nei comuni tra i 10 e i 50.000 abitanti è salito al 23,3% e per quelli con più di 50.000 abitanti ha toccato il 36,4%. Emergono delle differenze molto marcate anche tra le persone che abitano nei comuni limitrofi o più lontani alle grandi città metropolitane.

A lamentarsi della burocrazia italiana e delle sue lentezze non sono solo i cittadini, ma anche il sistema produttivo. Per più di 8 imprenditori su 10 la pubblica amministrazione italiana obbliga le imprese a delle procedure amministrative complicatissime. Esclusa la Francia, nessun altro paese dell’Area dell’Euro ha registrato un sentiment così negativo come quello italiano. Rispetto alla media dei 20 Paesi monitorati nel 2023, la burocrazia italiana sconta un differenziale di quasi 25 punti percentuali in più. Il coacervo di norme, di regolamenti e di disposizioni varie presenti in tutti i settori continuano a ingessare il Paese, rendendo la vita impossibile soprattutto a coloro che vogliono fare impresa.

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