Anno d’oro per i bilanci delle banche, con i grandi istituti italiani quotati in Borsa dovrebbero chiudere il 2023 con utili di poco inferiori ai 21,5 miliardi di euro, grazie a un quarto trimestre che, secondo le previsioni degli analisti, dovrebbe portare altri 4 miliardi di euro nelle casse di Intesa, Unicredit, Mediobanca, Banco Bpm, Mps, Bper, Popolare di Sondrio e Credem.
I frutti un’annata straordinaria per il credito italiano – le aspettative di utile sono «quasi raddoppiate» sul 2022, evidenzia Deutsche Bank – dovrebbero riversarsi copiosi nelle tasche degli azionisti già nel 2024: gli analisti di Intermonte stimano che i soci potranno incassare «qualcosa come 20 miliardi di euro» tra cedole, acconti sul dividendo e buyback (riacquisto delle azioni proprie).
«Le politiche di payout potrebbero raggiungere un picco nel 2024» e per questa ragione Intermonte mantiene «una posizione positiva sul settore», nonostante veda «poco spazio per una revisione al rialzo degli utili». E anche se le politiche sui dividendi «sono chiaramente disvelate» al mercato delle «sorprese potrebbero arrivare da Mps, che potrebbe ripristinare il suo payout anche in anticipo, e da Intesa, che potrebbe includere un buyback» nei suoi piani.
Dopo nove mesi chiusi con utili per oltre 17 miliardi, le banche italiane dovrebbero rallentare il passo nel quarto trimestre, che resterà «forte a livello operativo», ma che vedrà gli istituti di credito approfittare dei risultati record per spesare un po’ di costi una tanum così da garantirsi «un inizio d’anno più facile».
«Ci attendiamo che sia la “guidance” sul 2024, piuttosto che il quarto trimestre in sé, a guidare il focus del mercato», mentre la distribuzione di cedole e i piani di “buyback” «supporteranno le valutazioni delle banche» in Borsa.
Secondo Intermonte, le banche nel triennio 2023-2025 elargiranno circa 46 miliardi di euro, con Unicredit (19,5 miliardi) e Intesa (16,5 miliardi) a fare la parte del leone, davanti a Mediobanca (3,65 miliardi), Banco Bpm (2,7 miliardi) e Bper (1,2 miliardi). La generosa politica dei dividendi, assieme alla fiducia nella capacità delle banche di spostare il baricentro dei ricavi verso la gestione del risparmio e il trading e di mantenere puliti i propri portafogli crediti, sono le ragioni per cui non è ancora tempo di mollare la presa sul credito in Borsa.
Una visione non condivisa da tutti: il timore per l’affievolirsi della spinta dei tassi – che ha gonfiato i conti delle banche aumentando il costo dei prestiti a famiglie e imprese – ha già indotto alcuni broker, come ad esempio Deutsche Bank, a suggerire «un approccio più prudente e selettivo» sulle banche, che dovranno fare i conti anche con il rialzo del costo del lavoro e gli investimenti nel digitale.
Se sul fronte dei bilanci le banche brindano, sul fronte degli impieghi hanno adottato la politica del gambero, riducendo le erogazioni a famiglie ed imprese, in calo dell’1%, mentre le remunerazioni sui depositi sono saliti di meno della metà dei rialzo del tasso di sconto Bce.
Per rimanere sempre aggiornati con le ultime notizie de “Il NordEst Quotidiano” e “Dario d’Italia”, iscrivetevi al canale Telegram per non perdere i lanci e consultate i canali social della Testata.
Telegram
https://www.linkedin.com/company/ilnordestquotidiano/
https://www.facebook.com/ilnordestquotidian/
© Riproduzione Riservata