Autocarri in Italia: crescono del 37% le immatricolazioni nei primi dieci mesi 2016

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Quanto alla densità, ci sono 25,4 camion per chilometro di strada, per un totale di oltre 4,6 milioni di mezzi in circolazione
 

flotta camionIn Italia, a fronte di una rete stradale (escluse le strade comunali e prese quindi in considerazione soltanto le autostrade, le strade provinciali, regionali e statali) che si estende per 182.400 km, nel 2015 risultavano circolanti circa 4,6 milioni di autocarri adibiti al trasporto merci.

Secondo un’elaborazione dell’Osservatorio sulla Mobilità sostenibile di Airp (Associazione Italiana Ricostruttori Pneumatici) sulla base di dati Aci e del Conto Nazionale delle Infrastrutture e dei Trasporti, la densità di autocarri in Italia ha raggiunto nel 2015 il rapporto di 25,4 mezzi per chilometro di strada. Si tratta di una densità estremamente elevata e in costante crescita negli ultimi anni (+2,4% rispetto al 2010 e +6,7% rispetto al 2005, quando il rapporto era rispettivamente di 24,8 e di 23,8 autocarri per chilometro di strada).

L’elaborazione di Airp fornisce anche il prospetto per singole regioni sulla densità di autocarri per chilometro di strada. La regione in cui la densità di autocarri è maggiore è la Lombardia (con 58,3 autocarri per chilometro di strada). A seguire, abbondantemente sopra la media nazionale, la Valle d’Aosta (46,8 autocarri per chilometro di strada), il Lazio (40,7), l’Emilia Romagna (37), il Veneto (36,9) e la Campania (32,6).

Agli ultimi posti di questa graduatoria, quindi con il minor rapporto tra numero di autocarri circolanti e chilometri di strada disponibili, si posizionano la maggior parte delle regioni del sud. È il caso della Basilicata (8,8 autocarri per chilometro di strada), del Molise (11,7), della Sicilia (12,5) e della Calabria (14,2). Naturalmente, le differenze regionali in termini di densità di autocarri sono correlate al diverso grado di sviluppo dell’economia, delle infrastrutture e del settore del trasporto merci di ogni singola regione.

Tornando a livello nazionale, non vi è dubbio che l’elevata densità sia determinata da una rete stradale non sufficientemente adeguata a supportare l’elevato numero di autocarri circolanti. Tale situazione di “affollamento” di mezzi pesanti, tra l’altro, comporta alcuni aspetti negativi come ad esempio la congestione del traffico, che a sua volta determina l’abbassamento della velocità commerciale degli autocarri, con evidenti ripercussioni sui costi dell’autotrasporto. 

Il numero dei camion circolanti non è destinato a calare, almeno nel breve periodo. In Italia da gennaio ad ottobre 2016 le immatricolazioni di autocarri pesanti (e cioè con PTT – peso totale a terra – di 16 tonnellate ed oltre) sono aumentate del 37% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Tale aumento, sottolinea il Centro Ricerche Continental Autocarro, assume un valore ancora maggiore se si pensa che, sempre nello stesso periodo, l’aumento medio delle immatricolazioni di autocarri pesanti registrato in Europa, secondo i dati elaborati da Acea, è stato del 12,4%, e quindi molto minore rispetto a quello italiano. Allo stesso modo anche le percentuali di crescita registrate nei maggior paesi europei sono minori rispetto a quella italiana. In Francia, infatti, l’aumento è stato del 13,5%, in Germania del 5,1%, in Spagna del 6,5% e nel Regno Unito del 4%. Vi è da mettere in evidenza anche il fatto che il nostro Paese è stato l’unico, fra i maggiori paesi europei, a far registrare una crescita delle immatricolazioni di autocarri pesanti anche ad ottobre. In Francia, Germania, Spagna e Regno Unito, infatti, i dati sulle immatricolazioni di autocarri pesanti ad ottobre sono stati negativi.

Quanto al comparto autobus e pullman, nei primi dieci mesi del 2016 le immatricolazioni registrate in Italia sono cresciute del 3,8% rispetto allo stesso periodo del 2015. La crescita media registrata in Europa è stata dello 0,5% (e quindi, anche in questo caso, minore rispetto a quella italiana). Tra i maggiori paesi europei hanno fatto meglio dell’Italia solo Germania (+13,2%) e Spagna (+17%), mentre nel Regno Unito vi è stato un aumento dello 0,4% ed in Francia un calo del 5,5%.