Con 36,6 miliardi di tasse pagate in più da cittadini e imprese in Italia rispetto alla media europea, 620 euro pro capite, il “fisco-zavorra” è sempre più un freno di competitività, pure in forte aumento rispetto ai 28,8 miliardi per 488 euro a testa di ogni italiano del 2023: questi alcuni degli aspetti sollevati dall’assemblea di Confartigianato, sottolineando «oneri e ostacoli» che pesano su «4,6 milioni di piccole imprese», dall’assemblea annuale, dove il presidente Marco Granelli appena riconfermato per un secondo mandato mette in primo piano anche il valore costituzionalmente riconosciuto delle attività artigiane.
Un fatto rilevato anche dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenuto all’assemblea di Confartigianato: «l’artigianato è al contempo storico e attuale motore di sviluppo che nessuno può considerare parte residuale dell’economia» visto che le imprese del comparto «costituiscono oltre il 20% del tessuto imprenditoriale del nostro Paese» e «rappresentano il 15% degli occupati, oltre a costituire un fattore di identità, strettamente legato anche al “Made in Italy”». Il capo dello Stato ricorda, inoltre, che si tratta di «un sistema di imprese essenziale per la coesione sociale delle nostre città e dei nostri borghi» e che sono benissimo «in grado di competere».
Le analisi dell’ufficio studi di Confartigianato, nella relazione di Granelli, stanno a sottolineare con la concretezza delle cifre quanti siano i fardelli e quanto pesino sulle spalle delle Pmi. A questi si aggiunge l’impatto dei conflitti, con la guerra in Ucraina che alle imprese è «costata 155 miliardi»: nel conto anche «13,4 miliardi di mancato export verso Russia e Ucraina, 78,9 miliardi di maggiore costo per acquisto di energia dall’estero, 44,3 miliardi di maggiori oneri finanziari a causa dell’aumento dei tassi di interesse».
Non solo: c’è anche «la batosta del caro bollette: 11,8 miliardi più della media Ue», cosa che frena la competitività italiana rispetto ai competitori esteri, oltre alla cronica burocrazia vissuta sempre più come una barriera (il 73% degli imprenditori lamenta la complessità delle procedure, il 78% si sente ostacolato dai continui cambiamenti legislativi) che nessun governo riesce ad abbattere consistentemente liberando preziose risorse, ed «a complicare la vita degli imprenditori è anche la difficoltà ad assumere» che sale al 47,5% del personale necessario, pari a 204.790 posti di lavoro. Anche in questo caso è una situazione che peggiora: +2,8% in un anno. Confartigianato lancia un allarme anche per la prospettiva di “una vera e propria glaciazione demografica.
Secondo gli artigiani, «nell’arco del prossimo decennio la popolazione in età lavorativa scenderà di 2,2 milioni di unità», aspetto ribadito anche dal ministro Adolfo Urso intervenuto all’assemblea di Confartigianato: «parlando di crescita c’è un elemento imprescindibile con cui dobbiamo fare i conti: la questione demografica. Come istituzioni, come Governo, abbiamo il dovere di avviare politiche a sostegno delle nascite, dei giovani, anche degli anziani destinati a rimanere più a lungo anche all’interno del tessuto produttivo».
Granelli chiede al governo «un ambiente che favorisca la spinta imprenditoriale», perché oggigiorno «burocrazia, fisco, difficoltà di accesso al credito, costi dell’energia, condizioni delle infrastrutture diventano barriere che scoraggiano le migliori volontà di mettersi in proprio», pur apprezzando «lo sforzo di mantenere nella Manovra il giusto equilibrio tra rigore e crescita» operato dal governo «nell’anno in cui ha dovuto ricominciare a fare i conti con i vincoli europei del Patto di stabilità».
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