Ance serve una moratoria immediata sul credito per evitare fallimenti delle imprese

Brancaccio: «come in pandemia serve una misura per assicurare liquidità alle imprese».

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«Siamo consapevoli che questa manovra sconta una grave carenza di risorse, in gran parte sono andate a coprire il caro energia e altre misure emergenziali, ma le imprese sono allo stremo e dobbiamo subito intervenire per frenare l’emorragia di liquidità che rischia di farne fallire migliaiamettendo a repentaglio i lavori in corso, sia pubblici che privati» afferma la presidente dell’Ance(associazione nazionale delle imprese edili), Federica Brancaccio, dopo l’approvazione della legge di bilancio 2023. «Occorre prevedere subito una misura straordinaria che sia in grado di ridare fiatoalle imprese, una moratoria sul credito» sul modello di quella adottata in pandemia.

Il modello da seguire, spiega l’Ance, è proprio quello adottato due anni fa nel corso della pandemia: sospensione della restituzione della quota capitale sui finanziamenti. «Si tratta di una misura che ha funzionato molto bene perché la sua automaticità ha permesso di salvare centinaia di migliaia di imprese che altrimenti avrebbero inesorabilmente chiuso – spiega Brancaccio -. Nel settore delle costruzioni ai problemi derivanti dal caro energia e caro materiali – alle imprese finora non sono ancora arrivate tutte le compensazioni previste – si è aggiunto in questi mesi il vero e proprio bloccodel mercato della cessione dei superbonus derivanti da efficientamento del patrimonioimmobiliare. Una situazione insostenibile alla quale va posto subito rimedio».

Brancaccio si fa forte del fatto che «è la stessa Banca d’Italia ad aver lanciato per prima l’allarmesul progressivo deterioramento della qualità del credito, che dovrebbe raggiungere il picco alla fine del 2024. Il Governo deve inserire subito una norma salva imprese nel decreto di gennaio».

Tra i provvedimenti da prendere immediatamente c’è anche quello della sterilizzazione dello storno di 2,1 miliardi di euro da parte dei fornitori del sistema sanitario nazionale, che dovrebbero passare alla cassa entro il 15 gennaio prossimo. Anche qui, come per l’edilizia, c’è il rischio che provvedimenti di legge fatti ad uzzolo costringano le imprese a chiudere per colpa dello Stato che poi dovrà pagare costi maggiori di quelli che vorrebbe evitare.

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