Allarme Fabi, senza aiuti su prestiti si rischia dissesto di famiglie e imprese (oltre delle banche)

In difficoltà 1,2 milioni famiglie e aziende. Pmi scrivono a Draghi. E lo Stato rischia di dovere rifondere oltre 10 miliardi di garanzie sui prestiti alle banche. 

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Il mancato rinnovo delle misure di sostegno per i prestiti di famiglie e imprese porterebbe ad una pesanteemergenza di liquidità per 1,2 milioni di soggetti con possibile innesco di dissesti e fallimenti a catena: questo lo scenario delineato in una analisi realizzata dalla Fabi, la Federazione autonoma dei bancari italiani.

Il segretario generale di Fabi, Lando Maria Sileoni, condivide l’appello lanciato nelle settimane scorse dall’Abi e chiede al «Governo di prorogare gli aiuti pubblici sui prestiti di imprese e famiglie». Lanciano un allarme anche le confederazioni dell’artigianato e della piccola impresa: le scelte in manovra «in materia di accesso al credito e sostegno alla liquidità non sono sufficienti a garantire alle nostre imprese l’ossigeno necessario», scrivono all’unisono Confartigianato, Cna e Casartigiani i un appello indirizzato al premier Mario Draghi, chiedendo che l’Ue eviti «ulteriori rigidità sul credito. La fine della moratoria e il progressivo riallineamento del sistema pubblico delle garanzie – scrivono le categorie artigiane – rischiano di trasformare il graduale ritorno alla normalità in un’ulteriore morsa per le imprese che impedisce loro di consolidare una ripresa possibile o, addirittura, di compromettere definitivamente chi non è riuscito ad ancora ad agganciarla».

Per fronteggiare gli effetti della pandemia sull’economia, sul versante dei prestiti e mutui – evidenzia l’analisi della Fabi – sono state attivate numerose misure pubbliche per complessivi 311 miliardi di euro. La ripartizione vede 60 miliardidi moratorie attive, a fronte di 500.000 sospensioni accordate, 3 milioni di richieste di finanziamenti presentate, più di 220 miliardi di prestiti garantiti da Mediocredito centrale e 31 miliardi erogati da Sace. Lo Stato e il settore bancario «hanno svolto un ruolo essenziale, durante la pandemia, per sostenere l’economia italiana», afferma Sileoni.

A oltre due anni dall’inizio della pandemia, il bilancio dei prestiti garantiti mostra cifre da capogiro perché se l’impatto del virus sull’economia italiana è stato «profondo ed esteso, altrettanto valide sono state le misure attivate dal governo», evidenzia l’analisi secondo cui se il calo dei ricavi e la caduta dei margini di redditività sono stati i segnali di una battuta di arresto del sistema produttivo italiano negli ultimi 18 mesi, la crescita delle misure di sostegno governative ha consentito alle imprese di resistere all’urto della pandemia e di governare l’incertezza.

Alcune analisi mostrano che nel panorama europeo, l’Italia insieme alla Spagna non solo si distingue per la percentuale di ricorso ai finanziamenti assistiti da garanzia pubblica (circa il 5% dei in essere del sistema bancario), ma vanta anche il primato del grado di copertura più elevato con un 85% medio rispetto alla Spagna e Germania (80%) e Francia (55%). Alcune misure di sostegno introdotte dal governo non sono più in vigore e altre scadranno tra pochi mesi e per questo motivo, secondo la Fabi, «è urgente intervenire, sia riattivando le moratorie sui vecchi prestiti sia estendendo le garanzie sui nuovi finanziamenti oltre il termine attuale del 30 giugno prossimo».

Intanto, la situazione finanziaria di affanno delle imprese si fa sempre più marcata: a fine dicembre, ammontano a ben 36 miliardi i prestiti sospesi che non sono stati ripresi nei pagamenti delle rate. Se questo stato di cose dovesse prolungarsi ulteriormente – ed è molto probabile che ciò accada – con una copertura pubblica variabile dal 33% all’80% delle somme prestate, lo Stato rischia di dover pagare al sistema creditizio qualcosa come 10 miliardidi euro, che avrebbero notevoli ripercussioni sull’impianto del bilancio 2022, proprio nel momento in cui da molti partiti della maggioranza si chiede al governo Draghi di fare un nuovo scostamento nel bilancio statale di circa 20 miliardi per venire incontro alle realtà nuovamente colpite dalla crisi della pandemia da Covid-19.

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