Il provvedimento dura fino al 5 settembre. Coldiretti Impresa Pesca: «un italiano su tre non lo sa. Attenzione a quello che arriva nel piatto»
Scatta da lunedì 25 luglio il fermo pesca per le barche attive nel mare Adriatico per rispettare l’obbligo dell’interruzione temporanea dell’attività di pesca che per 43 giorni, fino al 5 settembre, interesserà tutte le flotte da pesca da Trieste a Rimini. Lo comunica Coldiretti Impresapesca Emilia-Romagna, ricordando che con il fermo pesca si fermano le attività della flotta italiana, secondo un preciso calendario nelle varie marinerie, per favorire il ripopolamento del mare e garantire un migliore equilibrio tra le risorse biologiche e l’attività di pesca.
In questo periodo – sottolinea Coldiretti Impresapesca Emilia Romagna – «aumenta anche il rischio di ritrovarsi nel piatto, soprattutto al ristorante, prodotto straniero o congelato, se non si tratta di quello fresco “Made in Italy” proveniente dalle altre zone dove non è in atto il fermo pesca oppure se non si tratta di pescato proveniente dall’attività della piccola pesca locale o da allevamenti di mitili o vongole. E’ un problema che scaturisce anche dal fatto che negli ultimi 25 anni il grado di autoapprovvigionamento dell’Italia è calato progressivamente ed è passato dal 50% del 1990 a meno del 30% nel 2015, con la conseguenza che due pesci su tre consumati in Italia provengono dall’estero e non sempre è possibile saperlo perché attualmente la legge sull’etichettatura del pescato prevede la sola indicazione della zona di pesca che, per di più, non è obbligatoria per il pesce servito al ristorante».
Secondo Impresapesca, «solo rendendo obbligatoria l’etichettatura d’origine potrà essere garantita la piena trasparenza verso il consumatore». Per effettuare acquisti “made in Italy” di qualità e al giusto prezzo il consiglio di Coldiretti è, laddove possibile, di acquistare direttamente dal pescatore, specie da quelle attività non interessate dal fermo, o, se da un’attività commerciale, di verificare sul bancone l’etichetta, che per legge deve prevedere l’area di pesca (Gsa) che per l’Adriatico settentrionale corrisponde al numero 17. Nel periodo di fermo pesca di questa zona, per mangiare pesce italiano le provenienze da preferire sono quelle dalle Gsa 9 (Mar Ligure e Tirreno), 10 (Tirreno centro meridionale), 11 (mari di Sardegna), 16 (coste meridionali della Sicilia), 18 (Adriatico meridionale), 19 (Jonio occidentale), oltre che dalle attigue 7 (Golfo del Leon), 8 (Corsica) e 15 (Malta).
Secondo un’indagine Coldiretti/Ixè, più di un italiano su tre non conosce il fermo pesco che porta al blocco delle attività della flotta da pesca italiana e aumenta il rischio di ritrovarsi nel piatto per grigliate e fritture, soprattutto al ristorante, prodotto straniero o congelato. «Il 19% degli intervistati – sottolinea Coldiretti – ritiene che diminuisca l’offerta di pesce, il 18% non teme nessuna conseguenza, il 12% è preoccupato per gli eventuali aumenti di prezzo mentre il 9% degli italiani pensa che arriverà più pesce straniero in un Paese come l’Italia che importa durante l’anno più di 2 pesci su 3 consumati. Per effettuare acquisti di qualità al giusto prezzo il consiglio di Coldiretti Impresapesca è dunque di verificare sul bancone l’etichetta, che per legge deve prevedere l’area di pesca (Gsa)».
Il blocco delle attività prevede un calendario che scatta il 25 luglio per l’alto Adriatico – spiega Impresapesca Coldiretti – nel tratto da Trieste a Rimini, con il blocco per 43 giorni, delle barche che hanno sistemi a traino, fino al 5 settembre, mentre da Pesaro a Bari l’interruzione temporanea dell’attività di pesca è prevista dal 16 agosto al 26 settembre e da Brindisi a Imperia per 30 giorni consecutivi dal 17 settembre al 16 ottobre. In Sardegna e Sicilia – precisa Coldiretti – il fermo sarà disposto con provvedimenti regionali e sarà di almeno 30 giorni, nel rispetto dei periodi di cui ai piani di gestione. Resta il fatto – denuncia Coldiretti Impresapesca – che l’attuale format del fermo pesca, inaugurato esattamente 30 anni fa, ha ampiamente dimostrato di essere inadeguato, poiché non tiene conto del fatto che solo alcune specie ittiche si riproducono in questo periodo, mentre per la maggior parte delle altre si verifica in date differenti durante il resto dell’anno. Da qui la proposta di Coldiretti Impresapesca di differenziare il blocco delle attività a seconda delle specie, mentre le imprese ittiche potrebbero scegliere ciascuna quando fermarsi in un periodo compreso tra il 1 luglio e il 30 ottobre.