La Russia nuovo mercato per l’export italiano. Gancia: “indispensabile ridurre la burocrazia”
Nel 2011 la crescita delle esportazioni dell’industria alimentare italiana sul mercato russo è stata del 25,3%, cifra che potrebbe aumentare se lievitasse anche la capacità logistica del sistema Paese, attualmente realtà piccola e media rispetto al resto d’Europa. Il dato è emerso a Verona nel corso del forum “Food & Beverage” promosso da Assologistica relativo allo sbocco in Russia dei prodotti “Made in Italy”, definito dal ministro delle Politiche Agricole Mario Catania nella sua lettera di saluto ai lavori “naturale e privilegiato”.
L’export dell’italian style alimentare italiano in Russia è aumentato, nel periodo 2000-2011, del 554% contro l’87% segnato a livello mondiale. Il comparto enologico è il vero protagonista dell’incremento: se nel 2000 rappresentava il 23% dell’export in Russia, nel 2011 è arrivato a superare il 36%. Nonostante tutto, sono ancora diverse le problematiche che caratterizzano oggi il settore e rendono difficoltoso l’export di vini, liquori e acquaviti e che oltre alla Russia interessano anche Kazakistan e Bielorussia. Per Damaso Zanardo, vicepresidente Assologistica, “per sciogliere questi nodi è fondamentale il ruolo delle dogane perché quando usciamo dai nostri confini siamo lasciati allo sbando. E’ per questo che stiamo lavorando con le dogane russe per trovare una concertazione di squadra per non rimanere vincolati con accise e con lunghe soste presso i loro mercati”.
Il 2012 non si è aperto nel migliore dei modi per l’export alimentare italiano in Russia: mentre nel primo trimestre complessivamente ha continuato a crescere con un +8,9%, quello diretto in Russia ha registrato un’inversione di marcia del -2,8%. E’ emersa la caduta verticale dell’export enologico – -48,2% rispetto al primo trimestre 2011 – sceso al 20% pari alla quota di dieci anni fa. Buone le performance del comparto dolciario (+84,1%) del lattiero caseario (+26,9%) e delle carni preparate che hanno raggiunto un incremento del 109,8%.
Estenuanti iter burocratici che in molti casi rallentano le operazioni di export determinando oneri di sosta importanti e difficoltà con i contrassegni, destinati ad essere trasformati dal prossimo gennaio 2013 senza misure transitorie che garantiscano il normale esaurimento delle confezioni già esistenti: questi i principali disagi del export vinicolo italiano denunciati dal presidente di Federvini, Lamberto Vallarino Gancia, Difficoltà che, se ostacolano in parte il successo estero del nostro prodotto di punta qual’è il vino, secondo i promotori dell’incontro si dilatano per tutti gli altri prodotti. A pesare sul transito delle merci italiane negli altri Paesi la mancanza di quelle infrastrutture ritenute ormai da tutti essenziali. Secondo Zanardo “è necessario agevolare esportazioni per cui i tempi siano regolari e i costi inferiori oltre a realizzare una situazione intermodale ferro-gomma che faciliti lo scambio dei nostri prodotti”. N conclusione dei lavori l’intervento del sindaco di verona, Flavio Tosi: “ognuno deve fare la sua parte. In questo contesto, il privato, che opera già bene, deve essere supportato dalle istituzioni: bisogna puntare sulla reciprocità, in particolare in questo momento di crisi. Che il pubblico, dunque, non ostacoli il privato”. Parole di buon senso che tutti sperano di vedere trasformate al più presto in pratica.