A marzo, secondo l’Istat, cala la fiducia dei consumatori e delle imprese

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ribasso le previsioni per l'economia italiana

Il clima di fiducia diminuisce nel settore manifatturiero. In calo anche l’indice Ifo in Germania. Dubbi sulla crescita attesa per il 2019. 

Secondo l’Istat «ad aprile il clima di fiducia peggiora sia per i consumatori sia per le imprese. In particolare, per le imprese manifatturiere si registra un netto peggioramento delle attese sugli ordini». L’indice di fiducia dei consumatori diminuisce da 117,5 a 117,1 punti e l’indice di fiducia delle imprese registra una flessione da 105,9 a 105,1.

Tra le imprese, rileva ancora Istat, il clima di fiducia diminuisce nel settore manifatturiero, passando da 108,9 a 107,7 punti e nei servizi da 107,2 a 106,4 punti. Per il settore delle costruzioni l’istituto di statistica segnala un deciso aumento (da 132,6 a 135,2 punti). Rispetto ai consumatori, invece, il clima economico e quello futuro mantengono una dinamica con intonazione lievemente positiva rispetto allo scorso mese (da 141,9 a 142,6 e da 121,1 a 121,3).

Nel comparto manifatturiero peggiorano i giudizi sugli ordini e le attese sulla produzione in presenza di scorte di magazzino giudicate in decumulo. Nel settore delle costruzioni, si registra un diffuso miglioramento sia dei giudizi sugli ordini sia delle aspettative sull’occupazione dopo anni di crisi. Per quanto riguarda i servizi, l’evoluzione negativa dell’indice di fiducia riflette un peggioramento dei giudizi sia sugli ordini sia sull’andamento degli affari. Invece, le attese sugli ordini sono in miglioramento. Il deterioramento della fiducia nel commercio al dettaglio è principalmente trainato dalla grande distribuzione dove si stima una forte contrazione dei giudizi sulle vendite in presenza di aspettative che si ridimensionano solo parzialmente.

Nel primo trimestre del 2018 l’Istat stima una contenuta riduzione, per le imprese del manifatturiero, del grado di utilizzo degli impianti cui stima decresce da 78,5% del trimestre precedente a 77,9%. La quota di operatori che segnala la presenza di ostacoli all’attività produttiva rimane sostanzialmente stabile (da 21,5% al 22%). Tra questi, scende la quota di imprese che segnala come ostacolo all’attività l’insufficienza della domanda e i vincoli finanziari.

«Il calo della fiducia di imprese e famiglie ad aprile non appare dovuto alle difficoltà nel processo di formazione di un nuovo governo, in quanto le indicazioni sul clima economico nazionale (sia corrente che atteso) non sono peggiorate rispetto al mese scorso (almeno sinora, la situazione di stallo post- elettorale non ha prodotto significativi effetti sull’economia, né sui mercati finanziari) – afferma il capo economista di banca Intesa Sanpaolo, Paolo Mameli -. La flessione del morale delle imprese appare in qualche modo “fisiologica” dopo i massimi decennali registrati lo scorso autunno, e risulta in linea con quanto sta avvenendo negli altri principali Paesi dell’eurozona. Il calo della fiducia delle famiglie è di entità modesta e mostra uno spaccato non univocamente negativo».

Per l’intero 2018, Mameli si aspetta «una crescita del Pil pari all’1,3% in media d’anno. Su tale stima i rischi, che fino a poche settimane fa giudicavamo verso l’alto, appaiono ora bilanciati. Permane maggiore incertezza sull’evoluzione del ciclo in prospettiva 2019: il nostro scenario di base vede una crescita del Pil dell’1,2%, ma il risultato dipenderà in misura cruciale dagli sviluppi politici, soprattutto per le conseguenze che ne deriveranno sulle scelte di politica fiscale».

Il calo ha riguardato anche l’indice di fiducia tedesco Ifo, calato 102,1 da un precedente 103,3 peggio delle attese degli analisti che lodavano a 102,7. 
Il peggioramento di clima è diffuso a tutti i settori fatta eccezione per le costruzioni. Il calo di morale è particolarmente pronunciato nel commercio. Nonostante il peggioramento recente in tutti i comparti gli indicatori restano al di sopra della media di lungo termine. 
L’indice Ifo è calato per cinque mesi consecutivi la tendenza lascia pochi dubbi sulla direzione del ciclo tedesco, con una crescita media annua che passa al 2,1% da un precedente 2,2%.