A maggio, l’inflazione annua è salita a 1,1% da 0,5% precedente secondo l’indice nazionale e da 0,6% precedente sulla misura armonizzata. Nel mese, i prezzi sono aumentati di quattro decimi su entrambe le misure. I dati sono superiori sia alle aspettative di consenso (0,8% sull’indice nazionale, 0,9% sull’armonizzato).
Come atteso, e come negli altri Paesi dell’eurozona, le maggiori pressioni al rialzo sono venute da alimentari ed energia. Quasi la metà della salita dei prezzi nel mese è dovuta agli alimentari (+1% m/m, si segnala il +11,2% m/m della frutta fresca e refrigerata). Quasi altrettanto significativo il contributo dei servizi ricettivi e di ristorazione (+0,9% m/m, dovuto in gran parte a fattori stagionali) e dei trasporti (+0,8%m/m, per via dei rincari dei carburanti, con la benzina in aumento di +2,4% m/m). Viceversa, i listini sono scesi nei capitoli relativi alle comunicazioni e alle spese per il tempo libero (-0,6% e -0,3% m/m, rispettivamente).
L’inflazione di fondo è salita a 0,8% da 0,5% a/a di aprile, ma i prezzi core sono aumentati nel mese di appena un decimo ovvero molto meno dell’indice generale.
I beni a più alta frequenza di acquisto, nonché il cosiddetto “carrello della spesa” (beni alimentari, per la cura della casa e della persona), hanno mostrato rincari significativi per il terzo mese consecutivo (+0,8% m/m entrambi, per una salita tendenziale a 2,1% da 1,4% e a 1,9% da 1,2% rispettivamente). Secondo Paolo Mameli, economista senior del centro studi di banca Intesa Sanpaolo, «ciò potrebbe avere un impatto sull’inflazione percepita e attesa dai consumatori. Il dato non cambia di molto lo scenario, in quanto conferma la nostra idea che il punto di minimo per l’inflazione fosse alle spalle e che da maggio potesse innescarsi un chiaro trend al rialzo. Tale tendenza potrebbe continuare nei prossimi mesi, portando l’indice in area 1,8-1,9% per fine anno».