“The complete Blues and the Abstract Truth”

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L’etichetta Phono/Egea ripubblica il capolavoro musicale di Oliver Nelson.

Di Giovanni Greto

“Blues and the Abstract Truth” è il capolavoro che consentì ad Oliver Nelson (St. Louis, 4 giugno1932 – Los Angeles, 28 ottobre 1975) di scrivere una pagina significativa nella storia del Jazz e di essere identificato come uno dei più raffinati arrangiatori e compositori, come scrive Meredith Youmans, nell’introduzione attuale, che apre il libretto esplicativo. E’ davvero così.

Le sei composizioni del leader indagano su come rendere ricco, godibile, senza annoiare mai, un Blues, variando il numero delle battute, spesso aggiungendovene e trovando le armonizzazioni più adatte. Era il 23 febbraio del 1961. Il vinile uscì per la Impulse! E fu prodotto da Creed Taylor, che in seguito creerà la sua etichetta (CTI Records). Ma il successo del disco, che suona fresco come non mai, è anche merito dei solisti messi assieme, attentissimi ad obbedire alla partitura e nello stesso tempo, capaci di estrarre dei “Solo” poetici, frizzanti, toccanti, perché creati secondo l’idea di quel momento particolare.

Il brano più famoso, diventato uno standard nel corso del tempo, è “Stolen Moments”, una composizione scritta nel 1960, in 16 misure, derivata da un Blues in Do minore. Ottimi i “Solo” di Freddie Hubbard, Eric Dolphy al flauto e Bill Evans. Una nota di merito va tributata anche al Nelson musicista, che esegue al sax tenore un “Solo” melodicamente malinconico, con un timbro inizialmente caldo, che via via si acutizza. Puntuale la sezione ritmica, con un pulsante Paul Chambers e un Roy Haynes, che in tutti i brani scompone più moderatamente del suo solito, effettua pochi brevi breaks, solamente dove la struttura lo richiede. Da segnalare nella formazione l’importante ruolo di supporto svolto dal sassofonista baritono George Barrow, elogiato dal leader nelle “liner notes” originali.

Nel novembre del 1964, con una formazione più allargata (da sei ad otto elementi), questa volta soltanto diretta da Nelson, viene registrato “More Blues and the Abstract Truth”, in cui compare un veterano del sax tenore, Ben Webster, come ospite in due  dei 10 brani registrati. A marzo dello stesso anno risale il terzo album contenuto nel doppio CD, “Fantabulous”, con la presenza di una formazione per numero e carattere più bigbandistica.

Felice la scelta di aggiungere quattro versioni di “Stolen Moments”,  a partire dalla primigenia del 20 settembre 1960, già con Dolphy, Barrow ed Haynes, con molti fiati tra i 15 musicisti coinvolti, e che si intitolava “The stolen Moment”; a quella dal vivo nel 1962 del quintetto Clark Terry- Bob Brookmeyer; a quella di J. J. Johnson, che guida una formazione di 11 elementi, tra i quali  lo stesso Nelson figura come arrangiatore e sassofonista contralto e tenore, registrata l’8 dicembre 1964; fino all’ultima del 1966, eseguita da un quartetto formato da Roy Ayers (vibrafono), Jack Wilson (pianoforte), Monk Montgomery (contrabbasso) e Varley Barlow (batteria).