Rapporto Federculture: “Art Bonus” frutta 264 milioni di investimenti, tutti al Nord

Secondo il Rapporto Federculture un italiano su tre è un «inattivo culturale». Solo il 30% dei musei ha servizi digitali. Il turismo culturale muove il 35% del totale.

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Rapporto Federculture

Secondo il Rapporto Federculture (associazione di enti e imprese culturali), giunto alla XIV edizione, l’Italia della spesa e degli investimenti in cultura è spaccata a metà, tra Nord e Sud. I fondi per l’Art Bonus (investimenti con sgravi fiscali) con i 264,7 milioniofferti dai privati (dati a fine luglio 2018), sono concentrati al Nord per l’81,5% Molise e Valle d’Aosta beneficiano di appena 800 e 500 euro rispettivamente quest’anno dopo i zero fondi tra 2016 e 2017.

Non solo: secondo il direttore di Federculture, Claudio Bocci, la spesa media mensile in cultura delle famiglie italiane oscilla tra i 191 euro del Trentino Alto Adige e i 66 euro della Sicilia. Confrontando i dati dell’Italia con quelli dell’Eurozona, la spesa in cultura e tempo libero delle famiglie italiane risulta al di sotto della media europea e ben lontana dai Paesi più virtuosi: 6,6% sul totale della consumi finali contro l’8,5% europeo e l’11% della Svezia.

«I divari Nord-Sud sono un problema – ha detto il ministro dei Beni culturali, Alberto Bonisoli -: l’Italia è un Paese che ha delle linee di faglia e ha grosse tensioni interne. Per questo abbiamo pensato a una manovra economica che ha l’obiettivo di far ripartire l’economia, ma anche di andare in controtendenza rispetto a questa separazione dell’Italia a due velocità».

Bocci, nell’illustrare i nodi critici del consumo culturale ha sottolineato come circa un italiano su tre è un “inattivo culturale”, ovvero non partecipa ad iniziative, non va nei musei o non legge libri.

Andrea Cancellato, presidente di Federculture ha ricordato il caso del fatturato dello spettacolo: «più ricavi (+0,71%) al botteghino, ma con meno biglietti staccati (-4,31% di ingressi): è la prima volta che accade ed è motivo di preoccupazione».

Allarme raccolto dal ministro Bonisoli: «lo spettacolo dal vivo, rispetto ad altri settori creativi, è quello più a rischio di omologazione ed è la ragione per cui i fondi nel Fondo unico spettacolo sono ben spesi. Il prossimo anno saranno stanziati 10 milioni in più. Il Fondoera stato sottodimensionato. Nel 2019 cominceremo a cambiare gli algoritmi, tenendo conto che essendo assegnazioni triennali la prima finestra utile sarà il 2021 – ha aggiunto – voglio anticipare il più possibile le assegnazioni. Dobbiamo mettere i teatri, le compagnie e i festival in condizione di lavorare in tranquillità».

Il Rapporto Federculture evidenzia il ruolo chiave del turismo culturale che rappresenta il 35% del totale (15,5 miliardi di spesa), anche se solo il 30% dei musei offre servizi digitali. Resta il nodo degli investimenti. Il rapporto rileva che la spesa delle Fondazioni bancarie nel 2017 (237 milioni per attività e beni culturali) è calato del 9% rispetto al 2016.

«Dobbiamo stabilizzare le risorse – ha concluso Bonisoli -. Il ministero ha a disposizione 2,4 miliardi di euro per il biennio 2018-2019, mentre per il 2020 ci sono 2 miliardi: c’era un buco di 350 milioni. Ho chiesto più fondi per tutela e digitalizzazione».

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