Per CasadeiLibri edito il volume “Antonio Carlos Jobim. Una biografia”

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carlos jobim
carlos jobimA vent’anni dalla scomparsa del musicista brasiliano il profilo descritto da Sergio Cabral
di Giovanni Greto

A vent’anni dalla scomparsa del sommo compositore e interprete, il più grande, forse, della musica popolare brasiliana (in seguito abbreviata in MPB), la CasadeiLibri, una piccola casa editrice padovana ricca di titoli sulla cultura orientale, con un occhio di riguardo al Giappone, ha pensato di far uscire un ponderoso volume per portare alla luce gli aspetti umani e professionali di un celebre personaggio.

L’autore è il brasiliano Sergio Cabral, che ha dedicato più di 50 anni di giornalismo alla MPB, scrivendo saggi e biografie su Ari Barroso, Elizeth Cardoso, Pixinguinha, Nara Leao, Ataulfo Alves e, per l’appunto, A.C.Jobim. Il traduttore è Salvatore Solimeno, che ha ideato e realizzato diversi progetti ponte fra Italia e Brasile e ha ricevuto il premio traduzione 2012 dalla UBE (“Uniao Brasileira de Escritores” di Rio de Janeiro) per il romanzo “Vino e sangue” (Veias e Vinhos) di Miguel Jorge. Solimeno ha adattato, d’accordo con Cabral, il suo lungo testo, togliendo, per renderlo più accessibile al lettore italiano «solo quelle parti che contenevano esclusivamente riferimenti a persone o a fatti locali di non rilevante interesse per il pubblico italiano».

Il libro si legge tutto d’un fiato: 323 pagine di testo, cui si aggiungono una musicografia che indica, canzone per canzone, l’autore, la casa discografica, il tipo di prodotto (LP, CD, 78 o 45 giri), gli interpreti e l’anno di uscita; una discografia, con le foto a colori di alcune copertine; un glossario di termini non solo musicali, assai d’aiuto nella lettura. Tra i 17 capitoli del volume, spicca la storia della nascita del successo mondiale di “Garota de Ipanema”. Si viene a conoscenza finalmente del nome di colei che ispirò Jobim e Vinicius de Moraes: Heloisa Eneida Menezes Paes Pinto, la quale nel 1966 invitò Jobim a far da padrino al suo matrimonio. Si conoscono più da vicino interpreti mitici come Joao Gilberto, il quale fu tecnicamente l’inventore della battuta (“batida”) alla chitarra acustica della Bossa Nova; Frank Sinatra, che ha voluto incidere con Jobim un album che nel 1967 gli farà conquistare il mercato americano e, dunque, quello mondiale; Chico Buarque de Hollanda, suo grande amico dal 1966, il quale a 14 anni comprò il disco “Chega de saudade” di Joao Gilberto e decise di imparare a suonare la chitarra; il coautore di tanti brani, il poeta e diplomatico Vinicius de Moraes. La biografia si snoda dalla nascita, attraverso un ritratto esaustivo dei genitori del “maestro sovrano” (dal testo di “Paratodos” di Chico Buarque), agli amori della sua vita, fino alla morte ad un’età non proprio anziana, causata da una vita, almeno agli inizi, sregolata, eppur felice, nel continuo tirar tardi nei bar di Rio. Una dura gavetta, giustamente premiata.

Si legge anche di un accusa di plagio per un paio di canzoni (“Insensatez” – Chopin; “Samba de uma nota so” – “Night and Day”), probabilmente frutto dell’invidia di una parte di critici frustrati o degli Stati Uniti di perdere il proprio predominio musicale. Il libro spiega anche come l’appellativo di Tom, con il quale Jobim è conosciuto, si deve alla sorella Helena, che chiamava da bambina il fratello Tom-Tom. E ancora, si apprende che Cabral nel 1972, in un reportage per una rivista, rivelò per la prima volta l’intero nome del compositore: Antonio Carlos Brasileiro de Almeida Jobim (la madre si chiamava Nilza Brasileira de Almeida Jobim, il padre Jorge de Oliveira Jobim). Il libro è preceduto da un’intervista a Franco Cerri, amante della morbidezza della Bossa Nova e da un’introduzione dell’autore che così descrive Jobim (Tijuca, Rio de Janeiro, 25 gennaio 1927 – New York, 8 dicembre 1994): «ha tracciato la miglior rotta per la MPB a partire dalla decade del 1950. Oltre ad un fantastico creatore, è stato un innovatore. Se sommiamo a queste virtù il seducente personaggio dei tavoli dei bar, il lottatore ed ostinato pioniere in difesa dell’ecologia, la sua passione per Rio de Janeiro e per il Brasile, l’inventore di frasi, la bellezza e il fascino dell’uomo, il declamatore di poesie ed il cittadino del mondo, il risultato sarà Antonio Carlos Jobim».