Ecm Records presenta l’ultimo lavoro di Jan Garbarek, Egberto Gismonti, Charlie Haden
di Giovanni Greto
Piano piano, in punta di piedi, temendo di disturbare, se ne stanno andando. Chi sono? I musicisti di Jazz amati dagli appassionati di una musica che ha nella creatività il suo punto di forza.
“Carta de amor”, che riposava nel vasto materiale inedito dell’etichetta tedesca, riporta alla luce un trio “magico”, che allinea il chitarrista e pianista brasiliano Egberto Gismonti, il sassofonista norvegese Jan Garbarek, il contrabbassista americano Charlie Haden, scomparso lo scorso luglio alle soglie del settantasettesimo anno di età.
Il doppio CD fu registrato nell’aprile del 1981 dal vivo nella sala da concerto dell’Amerika Haus di Monaco, uno spazio assai utilizzato dalla ECM negli anni ’70 ed ’80, dotato di un’acustica particolarmente buona, che ha dato vita ad incisioni di Ralph Towner (“Solo concert”, 1979), dell’Art Ensemble of Chicago (“Urban Bushmen”, 1980), dello stesso Gismonti (“Sanfona”, 1981).
La discografia del trio “Magico”, probabilmente chiamato così per le incredibili sensazioni che trasmetteva il suo ascolto, comprende due soli dischi: “Magico” e “Folk songs”. “Carta de amor” si apre e si chiude con l’omonimo brano composto da Gismonti, il più prolifico dei tre. Sue sono infatti anche “Cego Aderaldo”, “Don Quixote”, “Branquinho” e “Palhaço”. Garbarek arrangia canzoni del suo folclore (“Folk Song” e “Two Folk Songs”) e compone “Spor”, in cui il trio dà vita ad un’improvvisazione collettiva.
Il contributo di Haden è dato dal brano più lungo dell’album, “La pasionaria”, ispirato e dedicato a Dolores Ibarruri, ribelle lieder repubblicana che lottò nella guerra civile spagnola(1936), e che fa parte del repertorio della “Liberation music orchestra”, e l’inedito “All that is beautiful”. Il disco ha un’impronta cameristica, forse dovuta all’assenza di un percussionista/batterista. Gismonti si esibisce di più alla chitarra a 10 corde, rivelando la sua forte componente ritmica e l’amore per il folclore, mentre quando siede al pianoforte rivela un’intensa classicità romantica. Garbarek lo si riconosce subito per il caratteristico suono nasale al sassofono tenore e per l’utilizzo del sopranino. Evoca limpidi e silenziosi paesaggio dell’Europa del nord, ammantati di neve o ricoperti di ghiaccio. L’autorità musicale di Haden, il suo suono incentrato sui registri grave e medio, sembrano trasmettere una sensazione di equilibrio, di affrancamento dalle tensioni emerse nel corso delle numerose improvvisazioni.
Da segnalare l’impeccabilità delle dinamiche sonore, curate con particolare attenzione dal trio. Nulla è lasciato al caso, ogni passaggio o cambiamento lirico sembra frutto di una affiatata riflessione. Così la musica respira e si tramuta in un discorso chiaro, intelligibile. Un disco da ascoltare più volte, con calma, cercando di apprezzare le sottili linee melodiche, il controcanto al solista di turno, le esposizioni tematiche all’unisono.