Studio della Uil sul fisco: la Tari cresce in 4 città su 10, con picchi del 36%

Effetto del taglio dei trasferimenti statali agli enti locali che si sono rifatti sui servizi erogati ai cittadini, ad iniziare dalla gestione dei rifiuti. 

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tari tariffa rifiuti

Se lo Stato taglia i trasferimenti agli enti locali come è avvenuto negli ultimi anni, ai comuni non rimane altro che battere cassa sui cittadini per continuare ad avere le risorse per erogare i servizi pubblici, come la gestione dei rifiuti, aumentando la Tari.

Proprio quest’ambito è stato indagato dal Servizio politiche territoriali della Uil che ha preso in considerazione gli ultimi cinque anni (dal 2015 al 2019) di gestione della Tari, la tassa sui rifiuti, aumentata mediamente dell’1,6%, ma con vette anche del 36% come a Lecce (Puglia). La Uil ha elaborato i costi in 105 città capoluogo di provincia, per una famiglia con una casa di 80 mq e 4 componenti. «In valori assoluti – spiega Ivana Veronese, segretaria confederale Uil – le famiglie italiane verseranno nel 2019 nelle casse comunali 302 euro medi, a fronte dei 299 euro dello scorso anno e dei 296 euro versati nel 2015».

Sempre nel 2019, il costo maggiore si registra a Trapani con 550 euro medi l’anno a famiglia; a Benevento se ne pagano 492 euro; ad Agrigento 470 euro; a Reggio Calabria e Salerno 461 euro; a Cagliari 447 euro; a Napoli 442 euro; a Messina 438 euro; ad Asti 434 euro; a Ragusa 431 euro. Si paga un po’ meno a Potenza (133 euro medi a famiglia); a Novara (164 euro); a Belluno (170 euro); a Macerata (179 euro); a Pordenone (180 euro); a Vercelli (183 euro); a Brescia(184 euro); a Trento e ad Ascoli Piceno (186 euro); a Verona (189 euro). Per quanto riguarda le grandi città (città metropolitane): a Reggio Calabria la tassa sui rifiuti pesa per 461 euro medi a famiglia; a Cagliari 447 euro; a Napoli 442 euro; a Messina 438 euro; a Catania 403 euro; a Bari 380 euro; a Genova 358 euro. Si paga un po’ meno a Bologna(229 euro medi); a Firenze (235 euro); a Palermo (281 euro); a Roma (308 euro); a Torino (326 euro); a Milano (338 euro); a Venezia (342 euro).

Nel corso dell’ultimo anno, la Tari è aumenta in 44 città tra cui Catania, Torino, Genova, Trieste e Napoli; rimane stabile in 26 città, tra cui Milano, Roma, Bologna; diminuisce in 35 città, tra cui Cagliari, Firenze e Venezia. Tra il 2018 e il 2019, a Matera si registra un aumento del 19,9%; a Catania del 17,9%; a Pistoia del 16,2%; a Imperia del 15,7%; a Chieti del 14,6%; a Viterbo del 10,5%; a Brindisi del 10,2%; a Bolzano dell’8,3%; a Trieste del 6,9%; a Padova del 6,2%.

«L’andamento dei costi della Tari, anche se sganciati dal blocco delle aliquote degli anni scorsi, dimostrano come quest’anno la pressione fiscale a livello locale aumenterà per le famiglie. Rimane il dato – spiega Veronese – del costo molto alto di questa tassa, così come il tema dell’efficienza del servizio. Infatti, le tariffe della Tari devono assicurare effettivamente la copertura integrale dei costi sia d’investimento che di gestione del servizio e, più è alto il costo del servizio, troppo spesso a causa di inefficienze, tanto più saranno alte le tariffe. Inoltre, occorre anche intervenire sulla norma, risolvendo una volta per tutte il nodo dei crediti insoluti che pesano sul costo del servizio complessivo».

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