Il divieto imposto a coloro che sono state in Africa negli ultimi due mesi perché il virus può trasmettersi anche prima della comparsa dei sintomi. Oms, cresce il numero dei decessi
Sarà vietato, per un periodo di due mesi, donare il sangue anche a coloro che avessero eventualmente avuto contatti con persone a rischio Ebola provenienti dai paesi africani colpiti dall’epidemia. Il direttore del Centro Nazionale Sangue, Giuliano Grazzini, ha annuciato che lunedì sarà inviata una circolare in merito a tutti servizi trasfusionali sul territorio. Grazzini però rassicura: «si tratta solo di una misura a fini precauzionali. I pericoli sono lontani e teorici».
A Grazzini ha fatto eco il direttore del Centro nazionale trapianti (Cnt), Alessandro Nanni Costa, che allarga il divieto, oltre al sangue, anche all’impiego di organi, cellule e tessuti tutti coloro che sono stati in paesi a rischio Ebola. La decisione preventiva stata presa dal Cnt sentito il ministero della Salute e si basa su un documento appena emanato dai Centri europei per il controllo delle malattie Ecdc.
In Europa, ha sottolineato Grazzini, «i servizi di prevenzione ed i sistemi di controllo stanno funzionando, dunque bisogna lanciare un messaggio tranquillizzante». Riferendosi quindi al documento del Centro Europeo per il Controllo delle Malattie (Ecdc), che evidenzia come il virus sia trasmissibile attraverso sangue ed organi sin dall’inizio della malattia e prima della comparsa dei sintomi, Grazzini invita comunque ad evitare gli allarmismi: «un’eventuale trasmissione resta comunque difficile dal momento che, presumibilmente, il virus inizia a divenire più virulento a partire dalla fase in cui si ha la comparsa dei sintomi della patologia».
Sulle possibilità che il contagio possa derivare anche dall’immigrazione indiscriminata, il senatore Maurizio Gasparri punta dirtto sull’operazione “Mare nostrum”: «visto che tanto nel nostro paese il potere unico è quello della magistratura presenterò in procura un esposto per denunciare la responsabilità del governo Renzi che con “Mare nostrum” ha incoraggiato trafficanti di persone e ingressi di clandestini incontrollati con la conseguente possibilità che arrivi in Italia il virus Ebola. L’Italia, è aperta a ogni illegalità, priva di controlli adeguati, corre rischi enormi. Sia per casi accidentali, sia nel caso in cui i folli fondamentalisti vogliano colpire l’Occidente con il virus. Ci sono colpe, inadempienze, mancati controlli, casi di dolo che vanno accertati dalla magistratura. Per colpa del governo c’è un rischio Ebola molto elevato».
Anthony Banbury, a capo della Missione Onu per la risposta all’emergenza Ebola (Unmeer), è tornato a ribadire la necessità di nuovi interventi globali contro il contagio: «il mondo non ha mai visto niente di simile» all’epidemia di Ebola che sta allarmando il pianeta. «Il tempo è nostro nemico e il virus ci precede», anzi sta «molto davanti» agli sforzi messi in atto finora per arginare l’infezione. «La sfida è immensa» e non è solo sanitaria, ma anche sociale ed economica, ha avvertito Banbury aggiornando poche ore fa l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, parlando in video dal quartier generale delle operazioni in Ghana. «Siamo in ritardo, ma non è troppo tardi per combattere e vincere questa battaglia», ha aggiunto. Da sola la Unmeer non può farcela, ha insistito l’esponente dell’Onu: «il mondo intero ora deve agire per aiutare le persone e i governi di Sierra Leone, Guinea e Liberia. Fallire porterà a conseguenze imprevedibili, ma disastrose, per le popolazioni dei Paesi colpiti e ben oltre. Finché un solo caso di Ebola continuerà ad essere registrato in una delle 3 nazioni africane più afflitte – ha concluso – nessun Paese del mondo potrà essere al sicuro»
Intanto, nella sede ginevrina dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) si fa un bilancio provvisorio degli effetti di Ebola. All’8 ottobre, si registrano 8.399 casi totali in 7 paesi, di cui 4.033 morti. Il precedente bilancio, fino al 5 ottobre, aveva rilevato 8.033 casi totali e 3.865 decessi. I 7 paesi coinvolti sono divisi in due gruppi dall’Oms: il primo è composto da Guinea, Liberia e Sierra Leone, ovvero i tre paesi più colpiti, e il secondo comprende Nigeria, Senegal, Spagna e Stati Uniti.
Nel primo gruppo la Liberia, il paese in assoluto più colpito dall’epidemia, conta 4.076 casi, di cui 2.316 decessi. In Sierra Leone, l’Oms ha registrato 2.950 casi e 930 morti. Infine in Guinea, dove è scoppiata l’epidemia nel dicembre 2013, si contano 1.350 casi e 778 decessi. Il personale medico deve pagare un grosso prezzo in questi paesi, con 416 infezioni e 233 morti. Per quanto riguarda il secondo gruppo, in Nigeria il numero dei casi e dei decessi è rimasto invariato: 20 casi e 8 morti. In base all’ultimo bilancio dell’Oms si registra un morto negli Stati Uniti e un caso di contagio in Spagna.
Bilancio immutato anche per il Senegal (un contagio). In Repubblica democratica del Congo, dove è in corso un’epidemia di Ebola diversa da quella che ha colpito l’Africa occidentale, l’Oms ha registrato 71 casi, di cui 43 decessi, secondo un bilancio fermo al 7 ottobre.