Uncem con i sindaci chiede alle regioni di legiferare contro il dissesto idrogeologico

Per le zone montane una percentuale di risorse economiche tratte dalla tariffa idrica, senza alcun aumento della spesa pubblica. 

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Da un lato, 10 miliardi di euro di impegno dello Stato per i prossimi cinque anni contro il dissesto idrogeologico in Italia, richiestida Uncem. Dall’altro, in parallelo, una proposta di legge regionale che Uncem invita tutti i sindaci a sottoporre alle Giunte e ai Consigli affinché una parte della tariffa idrica pagata da ciascuna utenza domestica e industriale (senza aumenti) venga destinataalla prevenzione delle calamità, al contrasto della fragilità dei territori, alla cura dei versanti alpini e appenninici, alla tutela delle fonti idriche nelle aree montane.

Come già avviene in diverse regioni italiane tra le quali Emilia Romagna e Piemonte, a ricevere le risorse, a progettare e affidare questi interventi dovranno essere le Unioni montane di comuni (o, dove esistono, le Comunità montane). Un sistema sussidiario di impegno, che non sostituisce, bensì corre parallelo agli investimenti che lo Stato dovrà fare per la manutenzione straordinaria del territorio.

«Le operazioni ordinarie possono invece essere assicurate da questo meccanismo – spiega Marco Bussone, presidente Uncem -. Ecco perché abbiamo chiesto ai sindaci di sottoporre la proposta le legge, con un solo articolo, alle regioni. Una lobby di amministratori locali per dare pieno valore all’acqua e adeguatoritorno economico” ai territori, secondo una logica sussidiaria e di pagamento dei servizi ecosistemici-ambientali, D’altronde, nessuno nega più che montagna mette a disposizione acqua più forza di gravità, per molteplici scopi. Sull’idroelettrico esistono canoni e sovracanoni, mentre per l’idropotabile questa proposta riequilibra i rapporti tra produttore e consumatore».

Il meccanismo è semplice. Ogni regione fissa, sulla tariffa pagata dai cittadini, una percentuale che le Autorità d’ambito vanno a incassare dal gestore del ciclo idrico integrato (il quale gestisce utenze e bollettazione). Il 5% ad esempio. Su 100 euro che oggi un utente paga, 5 euro torneranno così alle aree montane che programmano una serie di interventi contro il dissesto idrogeologico concordandoli in un piano con la propria regione. Sussidiarietà e nessun peso sulla spesa pubblica, nessun aggravio per i cittadini e le famiglie: una redistribuzione degli utili, a vantaggio dell’ambiente, dei sistemi territoriali locali, della connessione tra territori. Un modo per dare valore alla montagna e prevenireil dissesto, l’erosione, frane e smottamenti. È nelle aree montane che va in primo luogo organizzata la prevenzione, a vantaggio della pianura e delle aree urbane.

Uncem ha diffuso, oltre all’articolo di legge, anche una bozza di regolamento per l’uso dei fondi disponibili, per specifiche tipologie di opere: ad esempio, gestione delle foreste lungo le sponde di torrenti, asportazione di materiale litoide dagli alvei, manutenzionedelle arginature, briglie e difese spondali, manutenzione di opere di scolo lungo sentieri e piste agrosilvopastorali, opere di ingegneria naturalistica, ricostruzione dei boschi, ripristino della stabilità dei versanti con disgaggio di materiale pericolante, manutenzione delle captazioni acquedottistiche, salvaguardia delle vasche di ricarica, manutenzione di impianti di depurazione.

«Ogni regione, su proposta dei sindaci e dei comuni – spiega Bussone – potrà partire da questa base di interventi per mitigare il dissesto idrogeologico. Per le regioni non vi sono oneri. Si tratta solo di avviare questo meccanismo nel tempo più breve possibile, già inserendo la proposta in un articolato omnibus o nelle leggi di bilancio regionali. Un percorso semplice che fa bene ai territori, permette certezza di risorse e investimenti, riduce il rischio per ambiente e collettività, che impegna le autonomie locali montane in azioni virtuose, riconoscibili. Le regioni accolgano in fretta questa proposta di Uncem e dei comuni. Quelle percentuali di tariffa, sommate, sono decisive per la messa in sicurezza del Paese».

Proposta interessante, anche se sarà difficile che i gestori dei servizi idrici integrati stornino una qualsiasi cifra a favore della montagna senza poi rivalersi sugli utenti, a meno di efficentare ulteriormente il sistema. Il rischio è che alla fine paghi sempre l’utente finale, anche se per uno scopo di indubbio valore.

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