Trattamento dei rifiuti: richieste per impianti 5 volte i fondi Pnrr

Fondi per 2,1 miliardi e richieste per 12 miliardi, dal Sud 45% proposte. Gava: «bloccare il turismo della spazzatura». 

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Il sottsegretario al ministero della Transizione ecologica, Vania Gava.

Per realizzare nuovi impianti di trattamento dei rifiuti e loro riciclaggio o per l’ammodernamento di quelli esistenti, al ministero della Transizione ecologica sono fioccate centinaia di richieste per aggiudicarsi le risorse messe sul piatto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). A fronte di 2,1 miliardi di euro di fondi disponibili, le richieste ammontano a 12 miliardi, il 45% dal Sud Italia.

Toccherà al ministero, con la collaborazione dell’Ispra (Istituto per la protezione e la ricerca ambientale), valutare quali progetti rispettano i requisiti dei bandi (chiusi ieri) e potranno aggiudicarsi i fondi a disposizione.

Da tutta Italia sono arrivate 4.114 proposte, ha spiegato la sottosegretaria al Mite con delega all’economia circolare, la leghista Vannia Gava, presentando il Programma nazionale per la gestione dei rifiuti, nella sede dell’Ispra. A concorrere per le risorse del Pnrr (1,5 miliardi per comuni e imprese pubbliche e 600 milioni per le imprese private) 1.860 progetti propostidalle regioni del Mezzogiorno, del valore complessivo di 4,6 miliardi, che da soli eccedono di oltre il doppio il totale disponibile. Sono 1.474 le proposte arrivate dal Nord (il 36% del totale), che ammontano nell’insieme 4,4 miliardi di euro; dal Centro Italia 780 progetti (19%), per un valore complessivo di circa 3,3 miliardi di euro.

L’applicazione del nuovo Piano nazionale per il trattamento dei rifiuti «eliminerà le inefficienze e le diseconomie e trasformerà i rifiuti da problema in risorsa» ha rilevato Gava (che è anche responsabile dipartimento Ambiente della Lega), assicurando che il Mite farà di tutto affinché «i progetti vengano valutati rapidamente e realizzati al più presto. E’ necessario arrivare ad una autonomia di impianti a livello regionale e territoriale e bloccare il “turismo” dei rifiuti da una regione all’altra – ha sottolineato Gava -. Avere una risorsa impiantistica vuol dire anche non avere circolazione su gomma e ulteriore inquinamento».

Gava ha ricordato che l’Europa ha fissato di ridurre al 10% entro il 2035 la quota dei rifiuti smaltita in discarica, mentre il 70% degli impianti per il recupero energetico sono nell’Italia settentrionale, la soluzione migliore, ad avviso del sottosegretario, per chiudere il ciclo dei rifiuti piuttosto che la discarica.

Quote considerevoli di rifiuti dal Centro e dal Mezzogiorno vengono invece trattate in impianti soprattutto nell’Italiasettentrionale, ma anche esportate all’estero. Il Programma nazionale per la Gestione dei Rifiuti, ha spiegato il presidentedell’Ispra, Stefano Laporta, parte dal quadro di riferimento europeo, ed è una delle riforme strutturali per l’attuazione del Pnrre punta a migliorare la capacità di gestione efficiente e sostenibile del trattamento dei rifiuti. Ha un orizzonte temporale di sei anni (2022-2028) ed è uno strumento strategico di indirizzo per le regioni e le province autonome.

Il Pnrr, è stato ricordato, ha l’obiettivo di dotare tutto il paese di una rete omogenea di impianti di trattamento dei rifiuti eloro riciclaggio, colmando il divario esistente al momento fra Nord e Centrosud e puntando allo sviluppo di progettifaro”, innovativi, di economia circolare oggetto di parte di quelli presentati al Mite.

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