Pioppicoltura strumento efficace per il contenimento della CO2

Strumento per ridurre l’impatto del cambiamento climatico e per assicurare materiale rinnovabile per biomasse e per l’industria dei pannelli.

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Pioppicoltura

I cambiamenti climatici in atto impongono la ricerca di molteplici soluzioni e una di queste potrebbe essere proprio lo sviluppo della di una gestione forestale sostenibile attraverso la pioppicoltura.

La coltivazione di pioppi ha costituito e costituisce un’eccellenza italiana, riconosciuta e imitata in tutto il mondo. In Italia, il pioppo, coltivato su oltre 50.000 ettari e in costante espansione, rappresenta circa la metàdei prelievi annuali di legname nazionale a uso industriale grazie alla sua rapida crescita.

La gestione del legno rappresenta un asset strategico per l’Italia, grande produttore ed esportatore di prodotti semilavorati e finiti a base di legno. Le attività che hanno come obiettivo l’incremento della qualità e della quantità delle risorse disponibili a livello nazionale risultano, pertanto, di grande importanza attraverso una gestione forestale sostenibile.

Tra queste, un ruolo centrale è svolto dalla ricerca da parte del CREA di strategie innovative per la pioppicoltura che puntano alla individuazione di cloni più idonei per i diversi impieghi e alla gestione sostenibile dei rischi ambientali derivanti dai cambiamenti climatici, soprattutto con l’esigenza di far fronte alla frequenza crescentedi fenomeni siccitosi, in un quadro coordinato e integrato a livello nazionale. In questo contesto, l’evento si propone quale momento di analisi e discussione di soluzioni applicative, alla luce delle azioni di ricerca e sviluppo condotte in Italia.

Il pioppo offre vantaggi economici e ambientali nella pratica dell’agroforestazione in cui può svolgere un ruolo importante per il sequestro di carbonio dall’atmosfera. La ricerca ha messo a disposizione tecniche di coltivazione alternative a quelli tradizionali con attenzione a nuove possibilità offerte da metodiche di irrigazione innovative, strategie per ridurre lo stress idrico e opportunità per gli agricoltori legate alla valorizzazione dei crediti di carbonio.

La pioppicoltura contribuisce significativamente al sequestro del carbonio atmosferico con un accumulo nella biomassa arborea epigea e ipogea di circa 25 ton. per ettaro all’anno di CO2 e con un aumento del quantitativodi sostanza organica nel suolo che può essere incrementato nel caso di adozione di pratiche di “carbon farming” che prevedono, ad esempio, la riduzione delle lavorazioni del suolo, il sovescio e l’interramento dei residui delle potature.

Le emissioni per la coltivazione del pioppo sono 3 volte inferiori a quelle del mais e in un bilancio netto (sequestro – emissioni) il pioppo sequestra 10 volte la quantità di CO2 del mais. La pioppicoltura, inoltre, permette un impiego di fitofarmaci decisamente inferiore rispetto alle colture agrarie tradizionali, come, ad esempio, quella del mais, in cui l’utilizzazione dei pesticidi ha un indice di tossicità 3 volte superiore a quella del pioppo.

Il bilancio del carbonio è positivo, in quanto il pioppo, nell’arco di un decennio, riesce a sequestrare 130 ton per ettaro di CO2, mentre il mais, nello stesso periodo, può trattenere non più di 13 ton per ettaro di anidride carbonica.

Il legno di pioppo è impiegato anche come materia prima in sostituzione di altri materiali più energivori nella produzione di prodotti e manufatti durevoli o come biomassa per uso energetico. Sotto il profilo produttivo, la coltivazione del pioppo contribuisce allo sviluppo di importanti comparti economici e produttivi, come quelli dei pannelli a base legno e del mobile, fornendo materia prima di elevata qualità, grazie anche a un’intensa attività di selezione clonale e di divulgazione di razionali tecniche colturali.

Il pioppo, e le salicacee più in generale, svolgono un importante ruolo anche per quanto riguarda la rinaturazione di ambienti fluviali degradati. In quest’ambito, le collezioni di germoplasma raccolto dal CREA Foreste e Legno e conservato nell’azienda sperimentale di Casale Monferrato, rappresentano un’importante risorsa per gli interventi finanziati dal PNRR.

«L’industria del legno italiana – afferma Piermaria Corona, direttore del CREA Foreste e Legno – necessita di 2 milioni di metri cubi di pioppo all’anno. Attualmente, a seguito di una forte contrazione della superficie coltivata, sono disponibili appena 600.000 metri cubi e il comparto deve ricorrere a importazioni da Paesi europei che vanno a incidere sul PIL nazionale. Per diminuire la nostra dipendenza dall’estero – prosegue Corona – le regioni devono continuare a incentivare la coltivazione del pioppo attraverso i Programmi di sviluppo rurale e puntare sul supporto della ricerca».

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